PANAREA
Lucchi et al. (2013). Geological history of the Panarea volcanic group (eastern Aeolian archipelago). The Aeolian Islands Volcanoes. Geological Society, London, Memoirs, 37, 351–395. http://dx.doi.org/10.1144/M37.12

Foto 1 - Isolotti ad Est dell'isola di Panarea e sullo sfondo l'isola di Stromboli. Gli isolotti sono costituiti da duomi e colate laviche di età compresa tra 13000 e 54000 anni ca. L'area sottomarina degli isolotti è stata quella interessata da un'importante e prolungata emissione di gas, a partire dalla fine del 2002 (foto ed elaborazione di A.Esposito e B.Angioni INGV-ONT).

Foto 2 - Versante meridionale dell'isola di Panarea località Punta Milazzese, dove è presente un famoso villaggio preistorico dell'età del bronzo costruito su un terrazzo marino Tirreniano (area sub-pianeggiante alla sommità della falesia). Il piccolo promontorio è costituito da lave brecciate andesitiche e dacitiche di età tra 124 e 118000 anni (foto di A.Esposito, INGV-ONT).

Foto 3 – Area sottomarina ad est di Panarea caratterizzata da abbondanti emissioni gassose e sede della “crisi” avvenuta tra la fine del 2002 e i primi mesi del 2003 (foto di M. Anzidei, INGV-ONT).
Ubicazione e altezza massima: 38°38′14″N , 15°04′02″E = 421 m s.l.m.
Superficie totale: ≈ 3.35 km2
Tipo di vulcano: stratovulcano
Tipi di eruzioni prevalenti: effusive, esplosive
Fenomeni prevalenti: sporadiche ma intense emissioni gassose subacquee intorno all’isola
Inizio attività eruttiva: 150.000 anni
Ultima eruzione: < 24000 anni
Stato di attività: quiescente
Livello di allerta: Base
Panarea, insieme a Stromboli, costituisce il settore orientale dell’arcipelago Eoliano dove si registra la sismicità più profonda dovuta al processo di subduzione della placca Africana al di sotto di quella Europea. Panarea è il relitto di un più vasto stratovulcano che si estende per un’area con diametro di oltre 23 km e che si rinviene per la maggior parte sommerso a 1000 m sotto il livello del mare. Secondo i dati raccolti sulle età delle rocce, il vulcano ha una storia eruttiva con eruzioni sia esplosive sia effusive, ma largamente dominate da queste ultime con formazione di numerosi duomi (si veda Lucchi et al., 2013, per i dettagli e altra bibliografia). La maggior parte delle rocce vulcaniche di Panarea ha una composizione prevalentemente andesitica e dacitica, ossia con contenuti in silice da 56% al 70% e sono presenti solo poche rocce “basaltiche”. Le attività vulcaniche all’origine dei prodotti in affioramento si sono sviluppate soprattutto tra 155.000 e 120.000 anni fa. Dopo un prolungato periodo di inattività, l’ultimo periodo eruttivo comincia intorno a 50000 anni con alcune attività episodiche che danno origine al duomo lavico di Basiluzzo (foto 1) e ad eruzioni esplosive da un centro eruttivo non più visibile situato nell’area attualmente occupata dagli isolotti (foto 1). L’isola presenta bellissime falesie a picco sul mare e terrazzi marini, che si elevano a diverse altezze e arrivano fino a 115 m s.l.m., formando talvolta piccole aree sub-pianeggianti dove sono stati scoperti importanti reperti archeologici risalenti ad insediamenti dell’Età del Bronzo (foto 2). Queste morfologie sono l’espressione di imponenti fenomeni di sollevamento dell’area, indotti da spinte vulcano-tettoniche non più attive, combinati con le fluttuazioni del mare. Oggi l’isola è in lenta subsidenza. L’area sommersa ad est di Panarea intorno agli isolotti di Lisca Bianca, Lisca Nera, Bottaro e Dattilo, è fortemente fratturata e sede di intensa attività fumarolica (foto 3) ed è qui che si è verificata la “crisi” del 2002-2003, caratterizzata da sciami sismici, temperature elevate e presenza di specie volatili magmatiche. I gas che alimentano queste emissioni si ritiene che siano provenienti da serbatoi magmatici più profondi, con un sistema di condotti di risalita piuttosto complesso. L’area delle fumarole con i suoi condotti idrotermali, conosciuta già all'epoca greco-romana, determina un microambiente con acque acide e ricche in CO2 dove è ancora possibile la vita di numerosi organismi, ma in misura minore se comparata alle zone limitrofe.
CAMPI FLEGREI
Il cosiddetto Tempio di Serapide a Pozzuoli, sulle cui colonne sono visibili i segni lasciati da organismi marini (litodomi) durante le fasi di subsidenza di questo settore della caldera dei Campi Flegrei e quindi sommersione sotto il l.m., avvenute a causa del bradisismo.
In primo piano il Monte Nuovo, ultimo dei coni vulcanici formatisi all’interno della Caldera dei Campi Flegrei (settembre 1538 AD). A sinistra in basso, il Lago di Lucrino, in prossimità del quale sorgeva un tempo il villaggio di Tripergole che fu completamente distrutto dall’eruzione del M. Nuovo, insieme con tutti i suoi edifici civili, religiosi, militari e le antiche sorgenti termali; lo stesso lago di Lucrino fu fortemente ridimensionato dai prodotti dell’eruzione. Sul lato desto del cono vulcanico si scorge l’abitato di Arco Felice-Pozzuoli. Sullo sfondo della foto, il bordo del cratere del monte Gauro, la cui cima a nord prende il nome di monte Sant’Angelo e a sud di monte Barbaro.
Ubicazione e altezza massima: 40° 50' 00"N, 14° 10' 00" E; Camaldoli= 458 m s.l.m.
Superficie totale: 130 km2 (stima di massima dell’area calderica, inclusa la parte a mare)
Tipo di vulcano: caldera e coni monogenici
Tipi di eruzioni prevalenti: freatomagmatiche, stromboliane, pliniane
Fenomeni prevalenti: emissioni idrotermali, deformazioni del suolo, sismicità
Inizio attività eruttiva: > 60.000 anni
Ultima eruzione: 1538
Stato di attività: quiescente
Livello di allerta: attenzione
I Campi Flegrei sono un sistema vulcanico la cui attività è cominciata più di 80.000 anni fa.
La loro storia eruttiva è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana (40.000 anni fa) e del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa), che hanno determinato la formazione di una caldera complessa, sulla cui origine e storia il dibattito scientifico è tuttora acceso.
Durante l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, la più violenta dell’area mediterranea, sono state generate correnti piroclastiche che hanno sepolto i due terzi della Campania sotto una spessa coltre di tufi. A seguito di tale eruzione, i Campi Flegrei e una parte dell’area oggi occupata dalla città di Napoli, sono sprofondati, generando una caldera che fu invasa dal mare.
Nei millenni a seguire l’attività vulcanica si è concentrata nell’area all’interno della caldera, formando centri eruttivi e nuova terra emersa.
L’eruzione del Tufo Giallo Napoletano ha devastato un’area di circa 1.000 km2 e ha causato lo sprofondamento di una caldera più piccola, contenuta all’interno della prima. Negli ultimi 10.000 anni, la parte centrale di questa caldera è stata interessata da un sollevamento di circa 90 m, per effetto di un fenomeno di risorgenza che ha profondamente condizionato l’attività vulcanica successiva.
L’attività post-Tufo Giallo Napoletano è proseguita all’interno della caldera con più di 70 eruzioni, prevalentemente esplosive, concentrate in tre Epoche di intensa attività, separate da lunghi periodi di quiescenza: I Epoca, tra 15.000 e 9.500 anni fa; II Epoca, tra 8.600 e 8.200 anni fa; III Epoca, tra circa 5.500 e 3.800 anni fa., ed ha generato il cono di tufo del Monte Nuovo. L’eruzione è stata preceduta da importanti fenomeni precursori (sismicità, sollevamenti del suolo nell’area del cratere in formazione, degassamento), è durata una settimana ed è stata dominata da esplosioni freatomagmatiche, con generazione di correnti piroclastiche e depositi da caduta.
Oggi l’area flegrea è sede di intensa attività fumarolica (La Solfatara, Pisciarelli), di attività sismica e di un fenomeno, chiamato bradisismo, che è parte del più generale fenomeno della risorgenza, con il periodico lento sollevamento e abbassamento del suolo. Gli episodi più recenti di sollevamento sono stati quelli del 1969-72 e del 1982-84, quando molti abitanti dell’area, soprattutto quelli del centro storico di Pozzuoli, furono costretti ad abbandonare le proprie case.
Dal 2005 a oggi è in atto una nuova fase del bradisismo che ad aprile 2025 ha prodotto un sollevamento di circa 144 centimetri, provocando anche un elevato numero di terremoti con sciami sismici spesso avvertiti dalla popolazione e alcuni fra i terremoti a più alta energia degli ultimi 40 anni (es. il 20/05/2024 - Md 4.4±0.3; il 13/03/2025 - Md 4.6±0.3). Le reti di monitoraggio INGV-OV indicano una geometria radiale del sollevamento centrato poco a sud-est del Rione Terra a Pozzuoli, con una velocità massima che nel corso degli anni è risultata variabile tra 10±3 mm/mese a 30±5 mm/mese. A causa di questa serie di fenomeni naturali, dal 2012 il livello di allerta dei Campi Flegrei è passato a GIALLO.
Per approfondimenti :
https://www.ov.ingv.it/index.php/monitoraggio-sismico-e-vulcanico/campi-flegrei

