spazio vuoto logo alto

ICONA Facebook    ICONA Youtube666666   ICONA Flickr666666   ICONA Youtube666666   INGV ICONE social 07   INGV ICONE social 06   ICONA Facebookr999999

artide antartideSi è tenuto a Lecce, dal 14 al 16 novembre, il convegno di Donne e Scienza dedicato, quest'anno, al tema “Ambiente e clima, il presente per il futuro” e organizzato in collaborazione con l’Università del Salento, diversi istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Per sapere di che cosa si tratta e quali argomenti sono stati affrontati, abbiamo intervistato Giuliana Rubbia, fisica dell'INGV, tra le organizzatrici del convegno, e vice presidente dell’associazione, che da anni si dedica con passione ai temi di genere, pari opportunità, e inclusione.

Giuliana, cos'è Donne e Scienza e qual è il tuo ruolo all'interno dell'associazione?

Donne e Scienza è una associazione culturale nata sedici anni fa, con lo scopo principale di promuovere l'ingresso e la carriera delle donne nella ricerca scientifica e di modificarne le istituzioni in base ad un’analisi critica della scienza contemporanea. L'associazione costituisce una rete per lo scambio di informazioni, progetti e iniziative anche su scala internazionale e organizza convegni, dibattiti e eventi atti a approfondire e diffondere la conoscenza degli aspetti inerenti l’esperienza femminile nella pratica della ricerca scientifica. La mia iscrizione risale a circa dieci anni fa quando, navigando nel web, ho trovato questa organizzazione di persone esperte di genere, di cui condividevo le finalità. Nel tempo il mio impegno verso la missione e nella vita di Donne e Scienza è aumentato: oggi faccio parte del Consiglio delle Responsabili e sono vice presidente dell'associazione.

Donne e Scienza quest'anno ha dedicato il proprio convegno, che si è tenuto a Lecce dal 14 al 16 novembre, alle tematiche ambientali. Filo conduttore degli interventi “Ambiente e clima, il presente per il futuro”. Perché questa scelta?

Ogni anno l'associazione organizza un convegno con un tema differente. Questa volta abbiamo scelto l’ambiente perché è un argomento attuale ed estremamente importante. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze, l'impatto sull'ambiente e le persone delle produzioni industriali ad esempio, sono sotto gli occhi di tutti e l'approccio alle problematiche correlate, per risultare efficace, deve necessariamente essere interdisciplinare. Un convegno di questo tipo, trasversale alla singola istituzione, mette in campo figure professionali diverse che si incontrano in un terreno di scambio aperto, rendendo possibili momenti di confronto per affrontare i temi ambientali con prospettive diverse e cogliere le diverse implicazioni.

Quali sono stati i temi discussi durante il convegno? Cosa è emerso?

Durante i lavori sono state affrontate diverse tematiche, organizzate in quattro sessioni: “Ambiente e conoscenza: comprendere la crisi per affrontarla”, plenaria; “Ambiente e cambiamenti climatici: uomini e donne in azione”; “Ambiente e salute: integrare la dimensione di genere”; Ambiente e società - Gestire e comunicare la complessità”. Nella sessione plenaria, esperte ed esperti hanno proposto la lettura dei cambiamenti climatici sotto diversi angolazioni, anche dal punto di vista filosofico, economico e del diritto. Le sessioni si sono poi articolate con relazioni invitate e contributi risultato dalla call for abstract sui temi dei cambiamenti climatici, biodiversità, sviluppo sostenibile, transizione energetica, ambiente e salute, dimensione di genere nella ricerca ambientale, tossicologia ed epidemiologia, comunicazione con e dalla società, scienza e società, citizen science.

In particolare nel mio intervento ho parlato di dimensione di genere nella ricerca responsabile (Responsible Research and Innovation - RRI), prendendo spunto dal progetto H2020 GRECO (www.project-greco.eu), un progetto di innovazione responsabile nel solare fotovoltaico, coordinato dall’Università Politecnica di Madrid. L’associazione partecipa attraverso di me, che ho il ruolo di membro del Social Advisory BoardSAB di progetto per gli aspetti di genere. Fare parte del SAB, come esperta esterna indipendente, implica una serie di attività, tra le quali: assumersi la responsabilità di fornire feedback al consorzio su specifici filoni di lavoro, suggerire correttivi se necessario, divulgare le azioni e i risultati raggiunti dal progetto attraverso le proprie reti, in questo caso Donne e Scienza e la piattaforma europea cui l’associazione fa parte (European Platform of Women Scientists EPWS), e infine partecipare agli incontri stabiliti sia online che in presenza. Questo progetto parte già con un buon numero di donne che sono workpackage leaders, una ingegnera è co-coordinatrice del progetto, la comunicazione utilizzata è inclusiva e promuove l'immagine di donne attive nel settore dell'energia, settore che è ancora ad appannaggio prevalentemente maschile. Altre dimensioni di genere sono individuabili, ad esempio riguardo l’impatto di nuove tecnologie e prodotti sugli utenti finali, ma per ora mi fermo qui. Di fatto la relazione genere e energia si profila come un’area per ulteriori studi.

Parlando di genere, ambiente e società, quali sono gli aspetti che hai più a cuore?

Sono due, in particolare, e li ho in parte già anticipati. Il primo è relativo al linguaggio che deve essere quanto più inclusivo, non discriminatorio e attento alle differenze di genere nella comunicazione scientifica, istituzionale, e quindi anche nei documenti amministrativi, negli eventi pubblici e nella quotidianità. La comunicazione è uno strumento potente in grado di orientare i nostri atteggiamenti, le nostre percezioni e i nostri comportamenti. È corretto parlare di “ricercatori e ricercatrici” e non solo de “il ricercatore”, per esempio. Anche il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e Ricerca ribadisce la necessità di utilizzare correttamente il genere grammaticale nelle Linee guida pubblicate di recente ed evitare “l’uso del maschile quando la parola in questione è riferita a una donna o indica persone di entrambi i sessi”. Lo European Institute of Gender Equality ha pubblicato un toolkit con esempi di testo e di immagini il mese scorso. Un linguaggio rispettoso dell'identità di genere, libero da pregiudizi, è un modo per contrastare gli stereotipi nella società. La società è almeno destinataria se non partecipe della ricerca stessa, ed è composta da cittadine e cittadini con caratteristiche e aspirazioni che possono coincidere o essere diverse: bisogna tener conto di queste differenze, per descrivere la realtà e instaurare un dialogo in modi appropriati. 

...E il secondo?

Si tratta della dimensione di genere in ricerca e innovazione, sottolineato anche dal programma di finanziamento europeo Horizon 2020. I progetti, in particolare per il tema Scienza e Società, devono rispondere ai requisiti di equilibrio di genere nel processo decisionale e nei gruppi di ricerca, e integrare la dimensione di genere nel contenuto di ricerca e innovazione prendendo in considerazione come rilevanti le caratteristiche biologiche (il sesso) e le dimensioni socioculturali (il genere) che caratterizzano in modo differente donne e uomini.

Il genere è una variabile analitica ed esplicativa chiave nella ricerca. Tenerne conto vuol dire svolgere una ricerca di alta qualità e rilevanza sociale. Ci auguriamo che nei prossimi programmi, come Horizon Europe, l’integrazione della dimensione di genere sia resa obbligatoria e parte della valutazione della eccellenza delle proposte finanziabili, ci sono già dei suggerimenti in tal senso.

C'è un forte nesso tra istruzione e educazione nel cambiamento di mentalità. Quale ritieni possa essere il ruolo delle donne in funzione di un cambiamento di mentalità nei confronti dell’ambiente?

Le donne possono essere agenti del cambiamento ovunque, nei loro ruoli di ricercatrici, politiche, educatrici e ci sono settori con una maggiore presenza femminile, come la comunicazione e l'educazione per esempio. A mio avviso, soprattutto in questi contesti, le donne devono essere consapevoli di giocare un importante ruolo sociale, professionale, familiare: di avere l’opportunità di orientare i comportamenti, anche a partire dai più giovani.

A proposito di giovani e ambiente, spesso i mass media parlano di Greta Thunberg, l'attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico nota per le sue manifestazioni tenute davanti al Riksdag a Stoccolma, in Svezia. La ragazza è stata anche oggetto di insopportabili commenti misogini. Cosa pensi di questa giovane salita alla ribalta del panorama mediatico internazionale?

Mi piace Greta, ha avuto un fortissimo impatto mediatico e sociale sollevando problematiche ambientali che in questo modo sono arrivate ad un pubblico molto ampio, dai parlamentari ai bambini, in tutto il mondo. È una figura iconica molto forte. Per quanto riguarda gli attacchi che le sono stati rivolti, esistono studi ad esempio della Chalmers University of Technology svedese che mettono in relazione negazionismo climatico e misoginia.

Ma a parte questo singolo caso, anche se molto importante, penso che dobbiamo guardare al lavoro e all’impegno di molte e molti nel quotidiano. Per quanto riguarda il clima, il futuro è già presente.

Per approfondire sul convegno