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Un dispositivo mobile di rilevamento dei dati geofisici e ambientali, appositamente progettato per ambienti ostili, come la sommità dei vulcani attivi, per gestire i rischi ambientali. I primi prototipi del progetto SMoG, realizzato da un team di ricercatori dell’INGV presso la sezione di Catania, potranno trovare presto applicazione nell’ambito del monitoraggio dei fenomeni eruttivi dell’Etna.

L’Etna è tornato a dare spettacolo. Dopo una iniziale attività stromboliana al cratere della Voragine, ha cambiato scenario all’improvviso, mettendo in scena quattro eventi parossistici tra i più energetici degli ultimi anni, coinvolgendo anche il nuovo cratere di Sud-Est. La colonna eruttiva si è elevata fino a 13 chilometri sulla sommità del vulcano, con una fuoriuscita di magma molto importante. Già in passato aveva manifestato questa attività eruttiva particolarmente intensa, nel 1998 e nel 1999.smog2 A semplificare il monitoraggio di questi fenomeni, sia nella fase preparatoria, sia durante l’attività parossistica, è nato il sistema SMoG (Sistema Multiparametrico di Monitoraggio Geofisico e Ambientale per Applicazione di Protezione Civile).Un nuovo dispositivo modulare di rilevamento dati su piattaforma portatile, ideato per essere usato in ambienti ostili, realizzato da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Osservatorio Etneo (OE), in collaborazione con Ingegno-Servizi di Ingegneria S.r.l., Be-On S.r.l. e NCE-Network Consulting Engineering S.r.l. “L’idea”, spiega Luigi Lodato, ricercatore dell’INGV-OE e coordinatore del progetto, “è quella di utilizzare, già in fase di sperimentazione come banco di prova, dei primi prototipi che hanno come target sensori a basso costo integrabili con le attuali reti di sorveglianza. La differenza sostanziale è che sono stazioni kamikaze, ovvero che possono essere anche distrutte dall’attività eruttiva”. SMoG affronta i problemi legati al monitoraggio termico e al rilevamento dei dati geofisici in ambienti ostili, attraverso la predisposizione di un network di stazioni localizzate in ampie aree geografiche. “Si tratta di un sistema modulare di rilevamento dati su piattaforma portatile”, chiarisce Lodato, “che, utilizzando varie tipologie di sensori, è in grado di acquisire, registrare e trasmettere le informazioni tramite vari sistemi di trasmissione a un centro di controllo”. L'implementazione di una modalità di comunicazione bi-direzionale permette, inoltre, la connessione remota del sistema e la possibilità di effettuare il download dei dati, consentendo così una rapidità decisionale nella gestione dei rischi ambientali. “Il sistema SMoG, in particolare, è stato sviluppato per realizzare una specifica tipologia di rete, denominata Wireless Sensor Network, costituita da un insieme di nodi (Stazioni multi parametriche) sparsi nell’area sottoposta a monitoraggio, in grado di acquisire i dati geofisici e ambientali e di trasmetterli ai punti di raccolta denominati base station, dalla quale è possibile gestire le singole stazioni presenti nei nodi, acquisirne i dati e renderli disponibili ad altri utenti per successive elaborazioni”, prosegue Lodato. Ma l’impatto più importante del progetto risiede nella realizzazione di una infrastruttura di monitoraggio e controllo facilmente trasportabile. 

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“La piattaforma”, afferma il ricercatore dell’INGV-OE, “è stata progettata per essere utilizzata in ambienti ostili, quali la sommità dei vulcani attivi, dove vengono usati sistemi di alimentazione d’avanguardia ottimizzati nel rapporto dimensioni/peso/rendimento”. Grazie ad applicazioni scientifiche multi-disciplinari di tipo Hardware low-power e infrastrutture software dedicate, i dati grezzi o pre-elaborati, acquisiti dal sistema, possono, mediante l’adozione di sistemi web e interfacce utente ad alto livello, essere raggiungibili “on demand” da utenti esterni abilitati o Enti preposti quali, gli Enti di Ricerca, le Prefetture e la Protezione Civile per le opportune interazioni con le comunità e i privati. 

“Per le imprese economiche questo progetto ha rappresentato motivo di crescita in termini di know how per lo scambio di conoscenze con il mondo della ricerca e di grande impatto economico. Il sistema costituisce, infatti, una struttura modulare, utile per diversi ambiti: dall’industria ai sistemi di monitoraggio ambientale, come il monitoraggio di gas pericolosi, anomalie termiche ed eventuali diffusioni di agenti chimici inquinanti”. Gli obiettivi e i risultati ottenuti alla fine del progetto risultano conformi allo spirito del bando PO FESR 2007-2013 (Programma Operativo Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e dei canoni indicati al fine di realizzare sistemi a valore aggiunto nell’ambito dell’ICT (Information and Communications Technology) e dell’Ambiente. “Seguendo le linee guida individuate nell’ambito della Strategia Regionale per l’Innovazione (SRI), in sintonia con la Commissione Europea”, conclude Lodato “le attività realizzate permettono di favorire lo sviluppo di tecnologie d’avanguardia con una forte ricaduta in ambito sociale, di arricchimento tecnologico e di ricerca industriale”.