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vitaCarta d’identità

Nome: Chiara
Anni: 43
Qualifica: ricercatrice
Sede: Pisa
Campo di attività: fisica dei processi vulcanici
Colore preferito: giallo

 

 

 

 

Dice di sé che ha la “faccia di tolla” (cosa vorrà dire mai? Non me la sono sentita di indagare) e che non se la prende (quasi) mai. Non è ossessionata più di tanto dal futuro (fa quello che può…e ben venga, aggiungerei). È sempre stata attratta dalla possibilità di descrivere i fenomeni del mondo con un formalismo rigoroso, un modo diciamo di ‘mettere ordine’ nella scienza e, chissà, forse anche nella vita. Ama viaggiare soprattutto verso posti non omologati al ‘nostro’ stile di vita e se avesse potuto scegliere tra le scoperte del passato avrebbe voluto scoprire la teoria della fisica quantistica. Oggi conosciamo meglio Chiara Montagna.

Cosa o chi ti ha avvicinato al mondo della scienza? 

È successo un po’ per caso… da piccola non è che volessi particolarmente fare la scienziata, e c’ho anche messo un po’ a realizzare che la stavo facendo! Mi sono sicuramente appassionata alla fisica durante il liceo; poi ho scelto di studiarla all’università, e un po’ naturalmente è venuto di continuare il percorso con un dottorato… ed eccomi qua! Col senno di poi, credo che la cosa che mi abbia più attratto sia stata la possibilità di descrivere i fenomeni del mondo con un formalismo rigoroso, un modo diciamo di ‘mettere ordine’.

Nel tuo piccolo sei riuscita a mettere un po’ in ordine?

Per la verità, con il passare del tempo ho realizzato che si può fare ordine su una quantità talmente minuscola di questioni… e facendo così tante approssimazioni! Ciò detto poi uno se ne fa una ragione, io tutto sommato mi ritengo soddisfatta di quel che faccio e come lo faccio.

Da bambina cosa sognavi di diventare “da grande”?

È una domanda difficile… ad un certo punto volevo fare la veterinaria. Poi la filosofa, da più grandicella… 

Che materie ti appassionavano a scuola? 

Sicuramente matematica e fisica, ma anche la filosofia e la letteratura, la chimica, la biologia… mah a scuola non mi sono mai annoiata troppo, direi.

Che adolescente eri? 

Penso di aver avuto la grande fortuna di non avere mai nessun grosso problema, né nello studio, né peggio di salute o in famiglia; per questo ho potuto fare un sacco di esperienze, sono sempre stata curiosa, moderatamente ribelle. Studiando poi fuori sede, gli anni dell’Università sono stati una vera pacchia a livello di esperienze più o meno lecite di vario tipo… 

Su quelle meno lecite non entro troppo nel dettaglio…ma se vuoi raccontarcene una, magari che hai vissuto indirettamente…

Con un amico andammo in vacanza in Corsica per fare un giro in montagna, un sentiero che l’attraversa tutta da nord a sud (il GR20). Partiamo a piedi, con la tenda, e ci saremmo un po’ arrangiati prima di raggiungere l’inizio del sentiero, lungo il quale poi avremmo trovato i rifugi ben organizzati. Ci imbarchiamo, arriviamo e per andare da Bastia a Calenzana, dove inizia il GR20, facciamo autostop. Essendo sbarcati nel tardo pomeriggio, intanto partiamo e vediamo dove si riesce ad arrivare. Ci carica finalmente un tale a cui non avrei affidato il mio peggior nemico, con la tattica ‘mi faccio vedere solo io che sono donna’… ma insomma salviamo la pellaccia e arriviamo a sera all’Ile Rousse. Troviamo un campeggio, ma non ha posto. Decidiamo quindi di piantare la tenda nella campagna di fronte… tanto l’indomani mattina saremmo partiti! Montata la tenda, ce ne andiamo a bere una birretta, anzi, il gentilissimo padrone del locale ci riempie anche le borracce per la notte… di birra per l’appunto! Andiamo finalmente a dormire, e poco dopo l’alba sentiamo strane voci… apriamo la tenda e c’è la gendarmerie che vuole farci la multa! Facciamo un po’ i finti tonti (sapevamo bene che il campeggio libero era vietato ma a mali estremi!), smontiamo la tenda in un minuto netto e via… verso nuove avventure!

C’è stato un “mito” di riferimento a cui ti sei ispirata? 

Ho avuto qualche ‘mito’ da piccola, per esempio una mia capa scout o la mia professoressa di fisica del liceo. Devo dire però che crescendo questi miti sono stati un po’ rivalutati. Forse quello che più mi ha ispirata, sempre e tuttora, è stata la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, lasciando che facessi le mie scelte anche se magari non sempre condivise.

Rivalutati però alla fine importanti per aver indirizzato certe scelte, no?

Molto importanti, soprattutto come esempi nel momento della crescita. Credo poi, diventando adulti – e poi anche vecchi (ride n.d.r.) sia importante anche relativizzare le mitologie che ci hanno accompagnato.

Dove ti sei laureata e che ricordi hai del tuo percorso universitario? 

Mi sono laureata a Pisa, ed ho un ricordo splendido degli anni dell’Università. Ho avuto un percorso tutto sommato lineare, mi sono laureata praticamente in tempo e bene; sono stata fortunata, perché mi è sempre piaciuto quello che studiavo. Ho anche avuto la fortuna di avere un gruppo di compagni di studio poi anche amici e coinquilini, molto affiatato che sicuramente mi ha aiutato sia dal punto di vista strettamente ‘scolastico’ che da quello poi sociale e culturale. I miei ricordi sono quindi di relativamente poco tempo dedicato allo studio, e molto a feste, viaggi, sciate, nuotate, arrampicate...

Il momento più emozionante della tua carriera? 

Mah, difficile. Forse quando ho ricevuto la proposta di fare un post-doc a Rice University, a Houston: emozionante perché implicava cambiare vita e prospettive!

Accettata?

Sì sì! 

Invece il momento più emozionante nella tua vita privata? 

Sarò banale, ma direi il diventare mamma. Che poi non è neanche un momento, ma un percorso… si scoprono delle riserve di amore e di energie inimmaginabili altrimenti!

Cosa pensi che saresti diventata se non avessi fatto la ricercatrice? 

Probabilmente un’ubriacona! Chissà, non ho mai avuto dei grandi dubbi su questa scelta.

È sempre una dote, no?

Bere, o non avere dubbi? 

Entrambi…

Penso che sia anche una dote essere tutto sommato convinti di quel che si fa, e non rimuginare sulle cose che non si sono fatte, sulle scelte che avremmo potuto fare diversamente.

Da quanto tempo sei all’INGV?

Dal 2007, con un breve intervallo negli Stati Uniti.

Qual è la prima cosa che fai quando torni a casa? 

Saluto tutti, levo i jeans e metto la tuta, e comincio a rassettare il delirio che trovo dappertutto!

Come hai vissuto questo periodo di lockdown? 

Tutto sommato abbastanza bene. Per fortuna viviamo fuori città, quindi siamo sempre riusciti ad uscire almeno un po’ a passeggiare; siamo anche riusciti ad organizzarci decentemente con il lavoro, nonostante due figlioli relativamente piccoli a casa tutto il dì. Insomma poteva andare molto peggio!

Qual è, secondo te, la scoperta scientifica che cambierebbe la storia della scienza? 

Forse capire la natura di materia ed energia oscura potrebbero cambiare alcune nostre prospettive

Una città che hai visitato che ti è rimasta nel cuore e una in cui hai sempre sognato di trasferirti? 

Sono fortunata, tutto sommato ho visto molti posti… e non saprei sceglierne facilmente uno che spicchi. Forse Amburgo mi ha stupita più di altri, è una città che ho trovato molto vivace e mi aveva colpito. Per trasferirmi… mah, senza contare famiglia e bambini, forse mi sarei trasferita volentieri a Houston, dove già sono stata per un po’ e che ho molto amato… chi l’avrebbe mai detto!

Quali sono stati i tuoi viaggi più belli?

Sudafrica, soprattutto per gli spazi e la natura; un viaggio in Cecoslovacchia poco dopo la caduta del muro, quando ancora non era tutto così omologato al ‘nostro’ stile di vita; San Pietroburgo, perché ho un grande fascino per la cultura russa. In generale, amo viaggiare anche per cercare di trovare le differenze negli stili e nei modi di affrontare la vita delle diverse culture, e questi viaggi sono stati molto interessanti (soprattutto) da questo punto di vista.

Non hai anche tu la sensazione che viviamo sempre più in un mondo che divide buoni e cattivi senza sapere più leggere le sfumature di culture e pensieri?

Io credo sia molto, molto importante conoscere culture ed esperienze diverse, lontane. Un po’ perché le stiamo piano piano perdendo, la mia sensazione è che la globalizzazione abbia rimpicciolito il mondo anche dal punto di vista culturale, e non mi sembra che sia un bene. E anche perché vedere cose diverse, modi di vivere e di pensare diversi, ci aiuta sempre ad interpretare e contestualizzare anche quello che viviamo noi. 

E sì, in generale mi sembra di cogliere alcune tendenze alla semplificazione estrema che si traducono poi in manicheismo, rifiuto di approfondire e di confrontarsi, continua ricerca dell’opposizione anziché della mediazione. Insomma, mi sembra che non stiamo vivendo un’epoca granché aperta dal punto di vista culturale. Purtroppo. Ma magari invece mi sbaglio, e semplicemente il mondo oggi ha modi di costruire cultura che sono diversi da quelli che mi appartengono che però son di 20/25 anni fa, e io non sono al passo… spero sia così!

Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato? 

La teoria della fisica quantistica!

Qual è la tua principale inquietudine?

In generale non sono molto inquieta, cerco di fare quello che posso al meglio e sulle cose su cui non ho potere, sono abbastanza fatalista diciamo… l’inquietudine non mi appartiene granché, per fortuna. Ciò detto, le mie preoccupazioni/speranze maggiori sono sicuramente legate al futuro dei figli, che possano stare bene in tutti i sensi. 

La conversazione che non hai mai fatto e che ti sarebbe piaciuta fare…con chi?

Mi sarebbe piaciuto poter parlare più da adulta con i miei nonni, che sicuramente avevano storie molto interessanti e vicine da raccontare (penso alla guerra, ai nostri posti come erano 100 anni fa… un mondo tutto sommato vicino ma che diventa sempre più lontano).

Come ricercatrice è sempre tutto spiegabile?

Direi proprio di no, e per fortuna! La scienza empirica ci da alcune risposte, ma poi credo che la vita abbia anche altri aspetti che non necessariamente richiedono spiegazioni, e anche quando fosse, non potrebbero esser date dalla scienza.

La tua promessa mantenuta e quella che non sei riuscita a mantenere…

Cerco di promettere il meno possibile… ma diciamo per ora regge quella del matrimonio :). Quelle non mantenute sono una sfilza, per questo poi ho smesso!!!

Il tuo amore a prima vista?

Il viaggio, sia esso fisico, esperienziale, virtuale (che so attraverso un libro)

Qual è il tuo X-Factor? 

Direi la faccia di tolla.

Ti piace lo sport? 

Moltissimo. Una parte fondamentale della mia vita.

Ne hai mai praticato qualcuno? 

Ho giocato a pallacanestro, diciamo che ho avuto una carriera cestistica per quanto minore, comunque sono arrivata a giocare in campionati nazionali. Poi sport all’aria aperta (nuoto, sci, trekking, un po’ di arrampicata), ultimamente la pandemia mi ha fatto scoprire il tennis e ci gioco appena posso!

Ascolti musica? 

Molta. Un’altra parte fondamentale della mia vita, soprattutto appena possibile dal vivo.

Qual è il tuo genere preferito? 

Ascolto musica di vario tipo, ma se dobbiamo scegliere un genere, sicuramente l’indie rock degli anni ‘90-primi 2000 con cui sono cresciuta.

Libro preferito? 

‘Guerra e Pace’, che però se la gioca con ‘Delitto e Castigo’. A proposito di Russia...

Cosa pensi dell’esclusione da tornei, convegni, ecc., di sportivi, artisti, scienziati russi?

È molto complicato. Non conosco bene la situazione russa di oggi. Sicuramente condanno la guerra e l’invasione dell’Ucraina; credo che la gente più o meno comune di Russia non abbia grandi colpe, purtroppo mi sembra che oggi capiti che la politica sia sempre, ovunque molto (troppo) scollata dalla realtà del popolo. Che dire. Credo una russofobia non sia giustificata – devo dire che io non ne ho nemmeno fatto esperienza, ma io forse ho anche un modo di informarmi particolare, raramente leggo i giornali, la televisione non ce l’ho…

Seguendo il tennis, per esempio, c’è stato questo fatto che Wimbledon ha estromesso gli atleti russi. Boh, a prima vista mi sembra sbagliato… ma in fondo credo di non avere le competenze per poter giudicare correttamente la situazione.

Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti? 

Di nuovo forse un po’ banale ma… il primo giorno da mamma! Ma forse anche il primo giorno di vita non a casa dei miei genitori.

Cosa fai quando non sei a lavoro? 

Gioco a tennis, e anche a pallacanestro, più raramente; gioco coi bimbi; leggo; e cerco di fare qualche girata quando ho più tempo.

Hai un posto del cuore?

I prati in generale sono i miei posti del cuore. E un paesello nell’entroterra nel Ponente ligure dove abbiamo una casa di famiglia, Zuccarello.

La tua maggior fortuna? 

Non me la prendo quasi mai.

Nella tua valigia non può mai mancare

Un libro, scarponi, asciugamano, costume e spazzolino.

In cucina sei più da dolce o da salato? 

Salato!

Piatto preferito? 

Mozzarella di Bufala… non è forse un vero piatto ma è decisamente in cima alla lista per me!

Ti piace cucinare? 

Cerco di evitarlo appena posso…!

Una cosa che hai capito “da grande”? 

Che la vita non si capisce mai (ma ‘non c’è niente da capire’, in fondo, come cantava il buon De Gregori!)

Cosa conservi della tua infanzia? 

Tanti bei ricordi, per fortuna. Alcuni insegnamenti e modi di vivere ‘lenti’ che cerco tenacemente di mantenere vivi.

Ultima domanda: qual è la canzone che non smetteresti mai di ascoltare? 

Uh, domanda difficile… Johnny Cash, Hurt (cover dei Nine Inch Nails).