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Mentre Etna e Stromboli continuano imperterriti nel dimostrare la loro forte attività, per raggiungere  risultati tangibili, la ricerca scientifica richiede visione e costanza: ovvero, la visione di un futuro scopribile e la perseveranza dell’azione per svelare i segereti della natura.

Non a caso, la storia dell’uomo ci ha tramandato la vita di grandi scienziati che erano al contempo anche grandi artisti: uno su tutti, Leonardo da Vinci. Il rigore del metodo e l'entusiasmo sono elementi imprescindibili dei ricercatori dell’INGV: la spinta che li muove è la passione e la visione della conoscenza del nostro pianeta, dal centro della Terra all’atmosfera che lo circonda. Perché conoscere la nostra casa, ovvero il corpo celeste che ci genera e ci accoglie, è la naturale prosecuzione della necessità di conoscere noi stessi.

In questa visione, appunto, rientrano due eventi vissuti in questo mese di giugno.

La partnership tra INGV e CIRA, grazie alla quale si incrementano le ricerche del Centro di Osservazioni Spaziali della Terra (COS) dell’INGV, che si dedica alla pianificazione delle attività di ricerca, monitoraggio e sorveglianza nel settore dello spazio.

Una nuova progettualità per lo storico Osservatorio di Casamicciola sull’isola d’Ischia. Con una nuova collaborazione fra enti territoriali e scientifici, si può iniziare a progettare la riqualificazione di un punto di osservazione e divulgazione scientifica privilegiato. Come diceva il poeta, a volte la Natura è matrigna. Nonostante l’interpretazione pessimistica dell’equilibrio naturale, è pur vero che essa può produrre effetti che travolgono i suoi abitanti. E’ quindi indispensabile una sempre maggiore conoscenza per poter adottare tutte quelle misure che possono mitigare i danni. 

Con questo spirito, l’INGV si propone di valorizzare sempre più il proprio personale, di metterlo in condizione di lavorare ai confini del sapere, implementando le reti osservative e le relative infrastrutture della sismicità, del vulcanesimo e dei fenomeni ambientali. L’INGV sta cercando di realizzare una rete multiparametrica di osservazione della Terra e di costruire una nuova rete capillare di monitoraggio idrogeochimico sul territorio nazionale in collaborazione con l’ISPRA e le ARPA regionali. Un obiettivo correlato è trasformare la Sezione INGV di Palermo in Osservatorio Geochimico Nazionale.

Nel mese passato, la comunità delle geoscienze italiane ha pianto la perdita di uno dei suoi grandi attori, il Prof. Antonio Praturlon, silenzioso e fondamentale sostenitore negli ultimi 40 anni dello studio della Terra, attento e generoso verso tutti i ricercatori, protagonista e finanziatore dei maggiori progetti scientifici nazionali, dal Progetto Finalizzato Geodinamica al CROP, oltre a tantissime altre iniziative. In molti gli siamo debitori per quanto ha realizzato per la scienza italiana: grazie Antonio.

A fine giugno termina il suo mandato di Direttore Generale dell’INGV il Dott. Massimo Bilotta: a lui un sincero ringraziamento per l’impegno e la dedizione con cui ha svolto il suo incarico con rigore e professionalità. Dal 1 luglio prende servizio come Direttore Generale per il prossimo quadriennio il Dott. Jair Lorenco: benvenuto e tanti auguri di buon lavoro.

Fausto Guzzetti, Ospite d’Onore di questo mese, è il Direttore per la prevenzione e previsione dei rischi del Dipartimento di Protezione Civile. Uno dei settori più strategici della nostra nazione visto che l’Italia è un territorio esposto a numerosi rischi, da quello sismico a quello vulcanico, a quello ambientale con un dissesto idrogeologico che è sempre incombente e che necessita sempre di più di politiche generali per un’azione di ‘cura’ dell’Italia.

Di terremoti e fenomeni di subduzione parliamo nella rubrica Il Pennino del Sismografo. Dalla composizione del guscio della Terra alla peculiare profondità della sismicità dell’Arco Calabro.

Percorrendo il nostro Paese è impossibile per un geofisico non soffermarsi alla memoria del Belice. 

Come ci ricordava il compianto filosofo Remo Bodei, siamo sottoposti quotidianamente a un conflitto tra memoria e oblio. La damnatio memoriae, purtroppo, si attiva nella nostra mente anche per i rischi naturali di origine fisica e chimica: terremoti, frane, eruzioni, maremoti, alluvioni, emissioni gassose, radiazioni ionizzanti. Dal terremoto del Belice del 1968 l’Italia ha speso o ha già investito quasi 200 miliardi di euro, quanto il Recovery Plan o Next Generation EU che l’Europa ha destinato alla nostra nazione. È una cifra enorme, dietro la quale ci sono, oltre alle almeno 130.000 vittime solo per i terremoti e maremoti dall’inizio del 1900, anche le sofferenze dovute alla disgregazione culturale ed economica di intere comunità afflitte dallo sfollamento per decenni e in attesa della ricostruzione, non solo edilizia, ma anche del proprio tessuto sociale. Per capire quali sono stati gli effetti del terremoto del Belice e per non dimenticare il primo evento sismico catastrofico dell’era repubblicana, avvenuto in un periodo in cui non esistevano organizzazioni di Protezione Civile, è stato edito dall’INGV il libro Belice Punto Zero. Ne parliamo nella rubrica La Terra Racconta con uno dei suoi coautori. 

Un piccolo lembo di terra nel bel mezzo del Mediterraneo è al centro di una contesa internazionale tra Italia e Inghilterra mai risolta. Si tratta dell’Isola Ferdinandea, un isolotto vulcanico che nell’Ottocento emerse dalle acque della Sicilia meridionale affascinando gli abitanti e i navigatori dell’epoca e che, poco tempo dopo, scomparve nel mare così come era apparsa.

Alla vigilia del 190° anniversario della nascita dell’Isola e per orientarci al meglio tra miti e leggende, tra documenti d’epoca e carte nautiche ridisegnate da solerti ammiragli, abbiamo affrontato l’argomento nella rubrica La Fucina di Efesto.

Sempre nella terra siciliana, le isole Eolie sono un microcosmo accarezzato dal mare ma forgiato dal fuoco, come solo un arco vulcanico sa essere, da sempre meta ambitissima sia dai turisti in cerca di un piccolo angolo di paradiso in cui evadere dalla frenetica vita di tutti i giorni, sia dagli scienziati e dai ricercatori che dispongono qui di un vero e proprio laboratorio naturale a cielo aperto. Al fine di illustrare il fascino del vulcanismo eoliano e i rischi ad esso connessi l’INGV ha realizzato, in collaborazione con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, due Info Point a Stromboli e Vulcano.

Da sempre strutture di supporto logistico per le attività di monitoraggio e di ricerca, nonché fondamentali punti di informazione scientifica per i visitatori, i due Centri Informativi dell’INGV a Stromboli e Vulcano sono ormai da oltre venti anni dei “fari” per gli abitanti delle due isole Eolie e per i turisti che, ogni anno, approdano numerosi sulle spiagge dell’arcipelago. Per conoscere meglio la loro storia, le loro numerose attività e le novità in cantiere per la stagione estiva ormai alle porte ne parliamo con la responsabile dell'attività di divulgazione scientifica dei Centri, nella rubrica Management e Leadership.

Sempre nell’arco eolico, a Panarea, è stato recentemente installato dall’INGV un nuovo strumento per il monitoraggio in grado di fornire informazioni sui fenomeni sismici e vulcanici che si evolvono nell’ambiente sottomarino. Ne parla il Direttore della Sezione di Palermo dell’INGV, Francesco Italiano, coordinatore del progetto IDMAR per l’Istituto.

Per finire, i laboratori sono la cabina di regia della ricerca scientifica. Questo mese siamo andati nel Laboratorio GEOSAR dell’INGV. Come molte tecnologie diventate nel corso del tempo di uso comune, anche le immagini da satellite sono sempre più spesso (e in maniera sempre più versatile) parte del bagaglio di informazioni e notizie con cui ci confrontiamo piuttosto regolarmente quando parliamo di terremoti o di eruzioni vulcaniche. I ricercatori spiegheranno come si elaborano le immagini che ci giungono dai satelliti in orbita attorno alla Terra e i più importanti utilizzi che gli scienziati fanno di questi dati, in un’ottica quanto mai trasversale e orientata alla multidisciplinarietà.

Buona lettura!