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vita ricercatore articoloNome: Enrica Marotta

Anni: under 50

Campo di attività: vulcanologia

Sede: Sezione di Napoli “Osservatorio Vesuviano”

Motto della vita: “calma e sangue freddo”

Colore: blu mare

Vulcanologa, con la passione dei viaggi e dei voli. Specializzata in quello dei droni, li fa volare sui vulcani italiani per dare uno strumento di analisi diverso e innovativo alla ricerca ed al monitoraggio vulcanologico. Si racconta nelle sue passioni e nelle sue scelte con un fil rouge sempre presente “insieme per andare lontano”.

Cosa o chi ti ha indirizzato verso gli studi di geologia?

Quando dovevo scegliere la facoltà universitaria cui iscrivermi, lessi vari piani di studi. Ero indecisa tra il dedicarmi all’astronomia o alla geologia. Vinse il programma di scienze geologiche che prevedeva continue escursioni. Se avessi scelto astronomia le escursioni sarebbero state difficili da realizzare.

E nei sogni di bambina come ti immaginavi?

Fin da piccola desideravo viaggiare e diventare pilota di aereo mi sembrava la conseguenza naturale della mia passione. Ma la normativa dell’epoca prevedeva che le donne potessero diventare al massimo secondo pilota e, non potendo accettare questa “svalutazione” aprioristica del ruolo femminile, mi sono dedicata a valutare la scelta tra astronomia e geologia.

C’è stato un mito di riferimento a cui ti sei ispirata?

Nella mia vita posso dire con certezza che mio padre è un mito. Con il suo essere generoso buono, ha sempre mostrato costanza e serenità anche di fronte alle situazioni più gravi, affrontandole ma mai lamentandosi. Per me lui, insieme a mia mamma, è una guida, sempre.

Il momento più emozionante della tua carriera

Indubbiamente, la prima volta che sono salita in elicottero sorvolando Stromboli in qualità di “esperta vulcanologa” durante l’emergenza del 2007. Stavo rappresentando l’INGV e per me era forte fonte di orgoglio e responsabilità incredibile.

Ma non posso non ricordare anche quando fui chiamata dall’Osservatorio vesuviano il 30 dicembre del 2000 a firmare il mio primo contratto di lavoro e prendere contestualmente servizio. Mi trovavo in vacanza a Parigi. Cuore a mille. Stordimento. Dubbi su firmare un contratto che mi vedeva tecnico e non ricercatore. Paura di essere intrappolata a vita in un ruolo che non sentivo mio. Ma poi ho preso il primo aereo e ho accettato perché lavorare in un ambiente che ti piace ti ripaga di tanti sacrifici. Oggi sono davvero contenta di quella scelta e di quell’aereo preso al volo.

L’emozione della vita: 

La nascita dei miei nipoti, Filippo di 13 anni (che ha sempre condiviso le mie passioni) e Francesco di 7 (nato in India). Sono entrambi belli, simpatici e intelligenti. Li amo! 

È difficile conciliare il lavoro di ricercatore con il tempo per la famiglia?

A volte è davvero difficile! Per fortuna i ricercatori hanno orari flessibili, ma ci sono scadenze progettuali o attività di rilievo in campo di notte che davvero non ti consentono di programmare nulla. Tra l’altro io lavoro in una Sezione monitorante, l’Osservatorio Vesuviano, e quando si è impegnati con il monitoraggio sismico e vulcanico la programmazione degli impegni non è mai cosa certa: la natura non ha orari.

Cosa pensi che saresti diventata se non avessi fatto la ricercatrice?

Avrei continuato la mia attività libero professionale di geologo. Mi piaceva tanto e avevo dei discreti riscontri professionali. Ma quando ho iniziato a frequentare il mondo della ricerca, i primi convegni ed il confronto umano e scientifico che lì si sviluppa mi hanno affascinato e conquistato.


Qual è secondo te la scoperta scientifica che cambierebbe la storia della vulcanologia?

La previsione esatta di una eruzione, individuata nel tempo, nello spazio e nella sua entità. Al momento, ovviamene, non è possibile, ma migliorarsi con la multidisciplinarità delle conoscenze è fondamentale.

Cosa ti sarebbe piaciuto inventare, tra le invenzioni del passato?

Non ho dubbi: il telefono. Poter parlare con una persona che si trova nell’altra parte del mondo mi emoziona sempre. 

Hai mai pensato di mollare la ricerca?

Molte volte, nel passato, ho perso l’entusiasmo. Avevo dei compiti che non mi sentivo “sulla pelle”. Ma veramente mollare no, mai!

Qual è il tuo X-Factor?

La tenacia e la capacità di aggregare persone verso la realizzazione di un progetto.

C’è qualcosa che ti mette ansia?

Al di là della “salute” (che è sempre la prima cosa), un pensiero che mi da ansia è la precarietà dei miei colleghi, con contratti di lavoro poco certi.

Ascolti musica?

Si, molto… “old style”… Mina, Patty Pravo, Renato Zero, ma anche il latino americano, la salsa, il tango… sono una tangera!

Perché il blu mare è il tuo colore preferito?

Perché mi da istintivamente tranquillità e carica, come il mare…

Il libro della vita?

Senza dubbi: “ll fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello. Trovo incredibilmente attuale la sua narrazione delle convenzioni sociali ed il tentativo di sottrarsi ad esse senza riuscirci perché impossibile. 

Cosa fai quando non fai il ricercatore?

Mi dedico alla mia famiglia. Ho dei genitori meravigliosi e prendermi cura di loro è parte della mia vita. Quando posso, poi, viaggio.

Cosa ti fa stare bene?

Dirò una cosa banale ma quando le persone che stanno intorno a me stanno bene, non ci sono tensioni, la mia giornata ha sempre un valore positivo.

La tua maggior fortuna?

Oltre la famiglia, l’essere circondata di amici di cui fidarmi e da cui sento protezione: rapporti stretti e veri.

Hai un hobby?

Si, viaggiare e collezionare rocce e monete dei miei viaggi.

Qual è la tua missione possibile?

Dare un contributo efficace al monitoraggio termico e dei gas con l’ausilio dei droni.

Come ti sei appassionata al volo dei droni?

Mi era capitato più volte di volare in elicottero ed avere la voglia di poter guardare più in là dell’abitacolo. I droni non erano diffusi ma pensavo sempre quante possibilità in più ci fossero per la ricerca scientifica con la visione ravvicinata in volo che solo i droni possono realizzare.

Nella tua valigia non può mancare?

Il costume, rigorosamente monocromatico, rigorosamente nei toni del blu

Il viaggio che non hai ancora fatto e quello che pensi che non farai mai?

Vorrei andare in Sudafrica, fare un safari (lo sogno da bambina) o andare alle Isole Fiji, nella Polinesia francese.

Ma il viaggio che sicuramente non farò mai è quello in direzione Polo Sud

Hai un posto del cuore?

Il mio posto del cuore è Londra, sempre gentile con me perché le tante volte che ci sono stata mi ha fatto sempre trovare il sole e mai una goccia di pioggia…. Mi mette allegria.

La cosa che hai capito da grande

Che bisogna sempre immedesimarsi nei problemi degli altri, avere empatia perché non c’è mai un’unica spiegazione agli eventi.

Una qualità che riconosci nel genere maschile e una nel genere femminile

Negli uomini riconosco la loro “semplicità” dell’azione. Nelle donne, invece, riconosco il loro essere “multitasking”. 

Cosa conservi della tua infanzia

Le feste a casa, in ogni occasione.

Ultima domanda: La canzone che non smetteresti mai di ascoltare.

In questo periodo “A mano a mano” di Rino Gaetano.