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Il 2022 si è aperto con una manifestazione violenta della Terra: l’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Haʻapai. E’ stata un’esplosione che per giorni si è fatta vedere e sentire in più punti del pianeta, con una nube eruttiva alta trenta chilometri, onde di tsunami e shock di pressione atmosferica. Un’eruzione che ha tagliato fuori dal mondo il piccolo arcipelago polinesiano. I terremoti vengono classificati in funzione della loro magnitudo: più grande è la magnitudo, più alta è l’energia sprigionata, maggiore e più lungo è lo scuotimento del suolo e quindi i danni conseguenti. Le eruzioni possono essere invece classificate in base ai volumi che vengono eruttati tramite l’indice di esplosività (Volcanic Explosive Index, VEI) che quantifica i volumi emessi durante l’eruzione. L’eruzione alle Tonga Hunga del 15 gennaio scorso ha avuto un VEI di circa 5, cioè tra 1 e 10 km3 di materiale piroclastico e lava. Come riferimento, l’eruzione del vulcano indonesiano Tambora nel 1815 ha avuto un VEI 7, cioè con oltre 100 km3 di materiale espulso. Sulla Terra vi sono in media sempre 40-50 vulcani attivi. Non abbiamo ancora informazioni dirette e diffuse dei vulcani attivi sottomarini, specie se non emergono dal livello del mare con materiale esplosivo o effusivo. Il fondo dell’Oceano Pacifico è costellato da migliaia di vulcani, ma ne conosciamo solo una piccola parte. I vulcani sottomarini sul lato occidentale del Pacifico sono legati alla discesa della litosfera (il guscio esterno della Terra spesso circa 100 km) dentro il mantello terrestre: questo fenomeno, detto subduzione, fa rilasciare dalla litosfera in discesa dei fluidi che mettono in fusione parziale il mantello terrestre: questi fusi, essendo più leggeri del mantello circostante, risalgono, generando il magmatismo esplosivo associato perché la chimica di questi magmi è più ricca di fluidi e di silice.
L’eruzione del Krakatoa nel 1883 uccise oltre 36.000 persone tra eruzione e maremoto conseguente. Sono fenomeni naturali inarrestabili in cui il pianeta dissipa energia. Questa triste classifica ci ricorda quanto sia importante studiare il funzionamento del pianeta, conoscerne meglio la dinamica per proteggerci adeguatamente e per rispettarlo. Le eruzioni del Tambora (1815) o del Krakatoa (1883) portarono anidride solforosa e ceneri nella stratosfera, cioè oltre i 10-20 km di altezza, quel livello dell’atmosfera dove non ci sono nuvole e pioggia in grado di portare al suolo le emissioni vulcaniche: si forma così a quell’altezza un aerosol che disperde attorno al globo una sorta di nebbia che trattiene una piccola parte della radiazione, quanto basta a diminuire leggermente la temperatura del globo. Nei 15 mesi successivi all’eruzione del Pinatubo nel 1991 fu misurato un abbassamento medio della temperatura globale di circa 0.6°C. Quindi, sì, i vulcani possono certamente modificare il clima e nella storia della Terra questo è successo molte volte. Nel Cretaceo, tra 145 e 66 milioni di anni fa, il vulcanismo terrestre è stato particolarmente intenso e una interpretazione della grande estinzione di massa alla fine di questo periodo (tra cui anche i dinosauri) è interpretabile come un effetto del raffreddamento conseguente dell’atmosfera terrestre. Tuttavia, le eruzioni che stiamo vivendo sono effimere e non illudiamoci che siano in grado di contrastare il riscaldamento globale che stiamo vivendo come conseguenza dell’immissione antropica in atmosfera di gas serra.

I campi della scienza sono infiniti e se per ognuno di essi si potesse creare un grande progetto internazionale si potrebbero raggiungere confini inaspettati della conoscenza anche nella struttura e funzionamento del nostro pianeta, ancora in buona parte sconosciuto: investiamo molto di più nello studio di pianeti distanti migliaia di anni luce piuttosto che nella comprensione dei meccanismi della Terra.
Nel frattempo, nel nostro salotto virtuale l’ospite d’onore è Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN e professore di fisica all’Università di Bologna. Il prof. Zoccoli ci ha offerto delle anticipazioni sul futuro dell’INFN, l’ente di ricerca italiano impegnato nel campo della fisica nucleare, delle particelle elementari e della più recente fisica astroparticellare.
Gennaio è il mese del report dei terremoti dell’anno precedente.
44 terremoti al giorno è il numero medio registrato dalla Rete Sismica Nazionale e localizzati dalle Sale di Sorveglianza dell’INGV: circa 1 ogni 30 minuti, 16095 terremoti sul territorio italiano e nelle zone limitrofe.
Il primo evento dell’anno, è avvenuto ovviamente a capodanno, l’ultimo il 31 dicembre. In questo articolo troverete tante curiosità sulle caratteristiche della sismicità dell'anno appena concluso. Tutte le curiosità nella lettura della Newsletter.
Sull’evento vulcanico dell’anno a Tonga e sulle curiosità dei vulcani sottomarini si concentra l’intervista nella nostra rubrica dedicata al vulcanismo.
Dalle Isole Tonga voliamo in Antartide. È infatti stata pubblicata la seconda edizione del volume ‘Antarctic Climate Evolution’ a cura di quattro tra i maggiori esperti a livello mondiale, tra cui Fabio Florindo, dirigente dell’INGV, che hanno realizzato un’opera unica nel suo genere, volta a migliorare la nostra comprensione della storia della più grande calotta glaciale del mondo e di come questa ha risposto e influenzato i cambiamenti climatici nel corso del Cenozoico. Un volume edito da Elsevier che nella nuova edizione vede contributi unici di scienziati internazionali sulla ricerca in Antartide e gli oceani che lo circondano.

Il nostro viaggio ritorna in Italia presso un osservatorio vulcanologico storico, che ha visto avvicendarsi tra le sue stanze personalità di primo livello nel panorama della vulcanologia internazionale. L’Osservatorio Etneo di Catania è oggi una delle tre sezioni monitoranti dell’INGV, con una sala operativa attiva e presidiata da ricercatori e tecnici 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno. E’ il punto di riferimento per le popolazioni residenti alle pendici dei vulcani siciliani. Con il suo Direttore Stefano Branca percorriamo anche il 2021, anno particolarmente ‘vivace’ per l’Etna con le sue fontane di lava e per la nuova attività di Vulcano.

Infine, nel mese di gennaio, il 27, ricorre il Giorno della Memoria. L’umanità si sofferma a ricordare l’incalcolabile dolore che uomini hanno inflitto ad altri uomini, sulla scia di convincimenti abominevoli. Il mondo scientifico ne fu particolarmente colpito. Alcune delle migliori menti italiane furono costrette a fuggire, altre a modificare il nome familiare per non subire il male più buio.
Dal 27 gennaio, grazie all’impegno di Aldo Winkler e Micol Todesco, l’INGV ha avviato la “Pagina della Memoria”, una pietra d'inciampo per la scienza e la cultura italiana perse per sempre. Una pagina che, nel tempo, raccoglierà le testimonianze e i documenti sul drammatico impatto delle leggi razziali sulla comunità scientifica e accademica italiana.
Cultura è scienza, è letteratura, è arte. La cultura eleva e rende gli uomini migliori, vaccinandoli anche dall’intolleranza agli altri. Le geoscienze sono un pilastro della cultura dell’uomo, aiutandolo a comprendere la sua origine, la sua fragilità rispetto agli eventi naturali a cui tutti siamo accomunati.
Con la Pagina della Memoria l’INGV ha voluto piantare un seme, da innaffiare sempre, perché come scrisse Primo Levi “È successo. Dunque può succedere di nuovo”. Grazie alla Senatrice Liliana Segre per il suo contributo all’iniziativa.

Buona lettura.