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Finanziato dalla Commissione europea il progetto, coordinato dall’Ingv, per lanciare la fase di implementazione di Epos, la nuova piattaforma tecnologica per lo studio di terremoti, vulcani, maremoti e, più in generale, della dinamica della Terra

EPOS 2La Comunità Europea ha finanziato con 18.38 milioni di euro il progetto dedicato a sostenere la fase di implementazione di Epos (European plate observing system - http://www.epos-eu.org/), una nuova piattaforma tecnologica per la comprensione dei processi fisici che generano terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti e più in generale la dinamica della Terra. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) coordinerà il progetto in rappresentanza della comunità scientifica italiana ed europea delle Scienze della Terra solida.

“Epos”, spiega Massimo Cocco, dirigente di ricerca dell’INGV e coordinatore del progetto, “è un’infrastruttura di ricerca aperta a tutti i ricercatori europei del settore delle Scienze della Terra solida e non solo, che consentirà la condivisione virtuale dei risultati delle ricerche teoriche e sperimentali e l'accesso a dati, prodotti scientifici e laboratori”.

Epos ha terminato con successo i quattro anni della sua fase preparatoria e, grazie al suo riconoscimento da parte del Consiglio di Competitività dell'Unione Europea come una delle infrastrutture di ricerca prioritarie in Europa per l’implementazione, si prepara ora ad affrontare la fase di sviluppo per costruire la nuova infrastruttura di ricerca che sarà operativa nel 2019.

“La visione di Epos e la sua missione”, prosegue Massimo Cocco, “sono condivise da 25 paesi europei, che stanno collaborando alla costituzione di un soggetto legale: il consorzio Europeo Epos-Eric (European Research Infrastructure Consortium) la cui sede legale sarà ospitata in Italia presso l’INGV”.

Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) sostiene attivamente la partecipazione della squadra Italiana in Epos che comprende, oltre all’INGV, altri Enti pubblici di ricerca quali il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica (OGS) e diverse Università italiane.

“Attraverso l’integrazione di dati, prodotti e laboratori, Epos permetterà alla comunità scientifica internazionale di sviluppare nuove idee e strumenti per rispondere in modo sempre più accurato alle sfide riguardanti i rischi ambientali e lo sfruttamento sostenibile dell’ambiente e delle sue risorse”, conclude il coordinatore del progetto.

 

I numeri di Epos:

25 nazioni europee; 256 infrastrutture di ricerca europee coinvolte nel piano di integrazione; 4 organizzazioni internazionali 4939 stazioni sismiche integrate; 2272 ricevitori GPS integrati; 118 laboratori con 828 strumenti coinvolti; 464 teraBytes di dati sismici archiviati; alcuni petaBytes di dati scientifici disponibili; alcune migliaia di potenziali utilizzatori della piattaforma tecnologica