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newletter10 campi flegrei 2Il fenomeno dei movimenti lenti del suolo, chiamato bradisismo, da secoli alimenta il dibattito scientifico sia in ambiente geologico sia archeologico, in particolare nelle aree costiere dove il fenomeno è molto evidente per gli effetti sulla variazione delle linee di riva nel tempo. Basti pensare che già in epoca romana la costa flegrea era interessata da abbassamenti, con conseguenti avanzamenti della linea di costa, tali da rendere necessaria la costruzione di pavimenti a quote sempre più elevate. E non è un caso se il sollevamento del suolo di alcuni metri a Pozzuoli, tra il 1969 e il 1984, abbia reso necessaria la costruzione di un nuovo molo al porto, con banchina e bitte due metri più basse delle precedenti, per rendere nuovamente possibile l’attracco delle navi. Sebbene questo fenomeno interessi molti vulcani nel mondo, è soprattutto con i Campi Flegrei che diventa particolarmente eclatante, tanto da suscitare sin dal XVIII secolo la curiosità di molti scienziati. Il testimone più famoso del fenomeno è certamente il Serapeo di Pozzuoli, oggetto di studi e dibattiti per almeno 250 anni. Le colonne presenti al suo interno e i pavimenti hanno registrato una lunga storia di vecchi livelli marini, che hanno lasciato le loro tracce geologiche. Lo studio più competo di tutte le misure e le osservazioni effettuate si deve ad Antonio Parascandola, che nel lavoro “I fenomeni bradisismici del Serapeo di Pozzuoli Tempio di Serapide” del 1947, ricostruisce i movimenti del suolo al Serapeo negli ultimi 2000 anni, evidenziando in dettaglio le deformazioni che hanno preceduto l’eruzione del Monte Nuovo. L’autore non solo fa un’analisi approfondita della letteratura esistente sull’argomento, ma concentra la sua attenzione prevalentemente sul Serapeo, localizzato nell’area centrale di Pozzuoli. Le più antiche misure di precisione del livello del mare al Serapeo risalgono alla prima metà dell’800, per opera dell’architetto Antonio Niccolini che per primo osservò, con misure dirette, un graduale innalzamento del livello del mare, anche se non attribuito a subsidenza. Anche Charles Lyell, naturalista inglese tra i padri fondatori della moderna geologia, durante il suo primo viaggio in Italia e all'area flegrea, rimase talmente colpito dalle evidenze delle variazioni del livello del mare visibili sulle colonne del Serapeo di Pozzuoli, che nel suo libro Principles of Geology (1832) riportò questo caso come un esempio eclatante di come i fenomeni geologici potessero essere studiati secondo lo spirito della teoria dell'uniformitarismo. Il frontespizio del suo libro riporta proprio una immagine delle colonne del Serapeo. Molti altri scienziati formularono ipotesi sulle lente deformazioni del suolo che interessavano l’area flegrea. Tra questi anche alcuni direttori dell’Osservatorio Vesuviano, quali Giuseppe Mercalli alla fine dell’800 e Giuseppe Imbò negli anni Settanta.
newletter10 campi flegrei 3In uno studio, unico nel suo genere, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV), delle Università Roma Tre, Federico II, La Sapienza, dell’United States Geological Survey (USGS) e della Seconda Università di Napoli, dal titolo Magma transfer at Campi Flegrei caldera (Italy) before the 1538 AD eruption, recentemente pubblicato su Scientific Reports di Nature, viene fatta un’analisi di tutta la fascia costiera della caldera dei Campi Flegrei e ricostruite, con estremo dettaglio, le modifiche e le variazioni di quota di tutta la costa flegrea negli ultimi 2000 anni . Per l’occasione sono state utilizzate tecniche tradizionali della geologia, della geomorfologia, della paleontologia e della geocronologia, opportunamente integrate da analisi delle fonti storiche e archeologiche e dalla ricchissima bibliografia sull’argomento. I risultati hanno permesso di ricostruire, per la prima volta, la dinamica di deformazione del suolo che ha preceduto l’unica eruzione avvenuta nella caldera dei Campi Flegrei in epoca storica e definire le aree coinvolte. L’interpretazione dei dati ha permesso la ricostruzione e la modellazione matematica del trasferimento pre-eruttivo di magma ai Campi Flegrei sia nel breve (pre-1538) sia nel lungo termine (ultimi 5000 anni), e la definizione dei possibili tempi e profondità di stazionamento. Nonostante i ripetuti sollevamenti della parte centrale della caldera flegrea, con massimi sempre nell’area del Serapeo, secondo i risultati finali dello studio, le eruzioni hanno, invece, sistematicamente avuto luogo ai margini dell’area maggiormente sollevata. Lo studio ha permesso, quindi, di definire e interpretare meglio i fenomeni in corso nella caldera e ha aiutato a prevedere la localizzazione di future bocche eruttive, con evidenti ricadute sulla mitigazione del rischio vulcanico. Il modello ricostruito è anche in accordo con i dati di monitoraggio di altre caldere attive che hanno recentemente eruttato nel mondo e che mostrano comportamenti simili. Ciò suggerisce che tali comportamenti costituiscano un’importante chiave di lettura per la generale comprensione della dinamica delle caldere.

 

M.A. Di Vito, V. Acocella, G.Aiello, D. Barra, M. Battaglia, A. Carandente, C. Del Gaudio, S. de Vita, G.P. Ricciardi, C. Ricco, R. Scandone, F. Terrasi (2016). Scientific Reports 6, Article number: 32245. http://www.nature.com/articles/srep32245