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Un Osservatorio vulcanologico storico per il nostro Paese e per l’intero Vecchio Continente, che ha visto avvicendarsi tra le sue stanze personalità di primo livello nel panorama della vulcanologia internazionale.

L’Osservatorio Etneo di Catania (OE) è una delle tre Sezioni monitoranti dell’INGV, con una Sala Operativa attiva e presidiata da ricercatori e tecnici h24 per 365 giorni all’anno, fondamentale punto di riferimento sul territorio per le popolazioni residenti alle pendici dei vulcani siciliani.

Abbiamo intervistato il Direttore dell’OE, Stefano Branca, che ha affrontato alla guida di questa Sezione un anno, il 2021, particolarmente ‘vivace’ per tutto ciò che ha riguardato l’attività ordinaria di Etna e Stromboli e quella straordinaria di Vulcano.

management1Stefano, da quanto tempo sei Direttore della Sezione Osservatorio Etneo dell’INGV?

Sono Direttore dal 1° ottobre del 2019, quindi da poco più di due anni.

Quindi hai affrontato da Direttore l’intero periodo di pandemia da Covid-19…

Sì, esattamente, e questo mi dà l’impressione che questi due anni siano stati in realtà otto! Ho vissuto solo una primissima fase di “normalità” alla guida dell’Osservatorio Etneo, da ottobre 2019 a febbraio 2020 circa, dopodiché è stato il caos. I due anni di pandemia hanno reso tutto estremamente più complicato: noi come OE siamo una Sezione monitorante dell’INGV, quindi il nostro lavoro è proseguito senza fermarsi mai, ma portare a termine i nostri compiti operativi sul campo è stato logisticamente molto difficile. E poi per me riuscire a mantenere ‘unito’ il gruppo di colleghi è stata un’altra grande sfida: preservare i rapporti umani (oltreché quelli lavorativi) nonostante l’inevitabile distanza fisica che ci era richiesta è stato davvero un grande banco di prova, ma posso dire che ci siamo riusciti alla grande e il modo in cui abbiamo gestito le emergenze in questo ormai lungo periodo ne è la dimostrazione più importante. 

Quanti colleghi fanno parte dell’Osservatorio Etneo?

125 colleghi, a cui si aggiungono degli assegnisti e degli associati di ricerca. In questi ultimi anni stiamo crescendo molto e questo ci rende ottimisti per il futuro.

L’Istituto Internazionale di Ricerche Vulcanologiche, oggi Osservatorio Etneo dell’INGV, nasce nel 1968 da un’idea di Alfred Rittmann, tra i più importanti vulcanologi della storia, nonché padre della vulcanologia contemporanea in Europa. Cosa significa per te ricoprire questo prestigioso incarico di Direttore oggi?

management1Per me è sicuramente un grande orgoglio e una grande responsabilità, proprio perché la storia della vulcanologia a Catania ha alle spalle un passato importante che è stato ‘animato’ da figure di primo livello nella nostra materia, Alfred Rittmann su tutti. L’obiettivo da continuare a seguire, quindi, resta per me quello di mantenere sempre molto alto il livello della nostra attività e delle nostre produzioni scientifiche, continuando ad affermarci come eccellenza sia nell’attività di monitoraggio che in quella di ricerca e studio dell’attività vulcanica. 

Qual è l’impatto della tua Sezione sul territorio, secondo la tua esperienza?

Beh devo dire che è un impatto notevole. I vulcani siciliani, e l’Etna in particolare, incidono pressoché costantemente sulla vita di centinaia di migliaia di cittadini, di conseguenza l’INGV è diventato negli anni un punto di riferimento imprescindibile per la popolazione locale, che si interessa alle nostre attività e al monitoraggio che svolgiamo h24.

Il 2021 è stato un anno particolarmente intenso per i vulcani siciliani, con gli spettacolari parossismi dell’Etna, l’attività esplosiva di Stromboli e la crisi idrotermale di Vulcano che ha indotto il Dipartimento della Protezione Civile a disporre il passaggio del livello di allerta per l’isola da verde a giallo. Cosa ha significato gestire queste crisi dall’interno?

Devo dire che il 2021 è stato un anno che mi ha permesso di toccare con mano l’elevatissima competenza dei colleghi che oggi costituiscono l’Osservatorio Etneo: dalle componenti tecniche e tecnologiche a quelle scientifiche e amministrative. Questo perché, come dicevi, si è trattato di un anno in cui l’attività dei nostri vulcani è stata molto “vigorosa”. L’Etna ha attraversato la fase di attività più intensa degli ultimi 20 anni, Stromboli dal canto suo ha continuato a fare il suo mestiere, e infine si è aggiunta la “novità” della crisi di Vulcano: il tutto senza dimenticare le difficoltà gestionali ‘di partenza’ dovute alla pandemia ancora in corso. La risposta della Sezione di Catania si è dimostrata ancora una volta di altissimo livello e all’altezza della situazione, permettendoci di ricevere delle importanti attestazioni di apprezzamento sia a livello nazionale che internazionale. 

management1Quali sono le altre attività scientifiche di cui si occupa l’Osservatorio Etneo, oltre al monitoraggio h24 dei vulcani siciliani?

Dovendo riassumere in una battuta, direi tutto ciò che è legato allo studio e alla comprensione dei fenomeni eruttivi e sismici: partendo dalla ricerca di base, per arrivare all’elemento chiave che caratterizza la nostra attività, ovvero la multidisciplinarietà che ci consente di coprire tutte le tematiche nel campo degli studi vulcanologici e geofisici. Da qualche anno, inoltre, ci stiamo specializzando anche in alcune branche della ricerca ambientale applicata alle regioni vulcaniche.

Qual è stato, in questi anni da Direttore, l’episodio professionale più importante che ti piacerebbe raccontare?

Come dicevo, questi due anni da Direttore sono stati talmente intensi da sembrare molti di più… Per questo non mi viene in mente un episodio specifico, forse direi l’intero anno 2021 che per me è stato davvero interessantissimo. Ci sono state molte occasioni di scambio e di confronto scientifico interno riguardo a cosa stava accadendo sull’Etna, c’è stata la grande novità di Vulcano e si è lavorato tantissimo con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile per aggiornare i livelli di allerta dei vulcani siciliani. Devo dire, quindi, che per me il 2021 è stato un’occasione importante per fare un passo in avanti per la mia esperienza culturale, scientifica e umana: un anno di crescita, sotto molti punti di vista.

…e l’aneddoto più divertente?

management1

Più che un aneddoto divertente a me viene in mente un episodio che mi piacerebbe raccontare e che risale al periodo più buio del 2020, quello in cui eravamo in pieno lockdown. Anche in quel caso i vulcani, l’Etna in particolare, ci permisero di “distrarci”: l’Etna continuava a ‘fare il vulcano’ indipendentemente dalla presenza o meno del virus e sembrava quasi ci tenesse a farci ‘staccare’ un po’ dalla realtà in una fase in cui ancora non avevamo idea di come si sarebbe sviluppata la pandemia. Bene, mentre eravamo tutti chiusi in casa, nel marzo del 2020, dove

ndo continuare a svolgere attività di monitoraggio, io e il mio amico e collega Mauro Coltelli siamo andati a fare una missione di monitoraggio ai crateri sommitali dell’Etna in una situazione assolutamente surreale. Infatti, poiché nessuno poteva muoversi da casa, per le strade e sull’Etna non c’era anima viva: abbiamo vissuto delle sensazioni che erano un po’ degli echi di un passato ormai lontanissimo, quello dei primi viaggiatori che si incamminavano sul vulcano in solitaria, come nella straordinaria stagione dei viaggi del Grand Tour fra il ‘700 e l‘800. Questa possibilità per noi è stata unica, ci ha permesso di assaporare la sensazione di sentirsi realmente soli in un’area estremamente vasta come quella della Muntagna e di fare una salita ai suoi crateri così come si faceva in passato, prima che venisse costruita la strada che da Nicolosi portava al Rifugio Sapienza, nel 1933. Una giornata indimenticabile, davvero.

Ci sono dei progetti futuri riguardanti l’OE che ti piacerebbe anticiparci?

Proprio in questi giorni stiamo lavorando, come INGV, alle possibilità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo. Questa è sicuramente una grandissima opportunità, una grande occasione per potenziare, aggiornare e sviluppare tutte le infrastrutture dell’Osservatorio Etneo, dalla rete di monitoraggio alla Sala Operativa e a tutto il sistema dedicato all’acquisizione dei dati. Diciamo che abbiamo davanti la possibilità di gettare le basi per lavorare a come sarà l’Osservatorio nei prossimi decenni: non è affatto poco!