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È stato presentato alla Conferenza Goldschmidt 2016 the world’s pre-eminent geochemistry conference, nella città giapponese di Yokohama, un modello innovativo del bradisisma A geochemical and geophysical reappraisal to the significance of the recent unrest at Campi Flegrei caldera (Southern Italy), basato su dati geochimici e geofisici raccolti dall’Osservatorio Vesuviano negli ultimi decenni. A realizzarlo,  tre vulcanologi Italiani: Giuseppe De Natale e Claudia Troise della sezione di Napoli ‘Osservatorio Vesuviano’ dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV), Roberto Moretti della Seconda Università di Napoli (SUN).
 
Il nuovo modello, prevalentemente basato su una ri-analisi di tutti i dati geochimici rilevati dall'INGV-OV dagli anni '80 ad oggi, ribalta le ipotesi formulate in questi ultimi anni per spiegare i fenomeni di sollevamento attuali e mostra che l’ipotesi più probabile per spiegare i fenomeni recenti di sollevamento, che persistono da circa 10-12 anni, non è una risalita di magma negli strati superficiali ma, al contrario, un flusso di fluidi generati dal degassamento di magma che risiede ad alte profondità. Il modello evidenzia una effettiva risalita di magma negli anni ’70 ed ’80, in coincidenza con i grandi episodi di bradisisma, con un sollevamento del suolo massimo di circa 3,5 metri dal 1969 al 1984, registrato nel porto di Pozzuoli; ma il sollevamento lieve e persistente dell’ultimo decennio sarebbe, invece, causato dalla migrazione di fluidi provenienti da grandi profondità (7-8 km), iniziato in coincidenza con il raffreddamento e la conseguente solidificazione del magma iniettato negli strati superficiali (3-4 km) negli anni ’70-’80.
 
Questo modello ha importanti implicazioni nello studio dell’area flegrea, caratterizzata da un alto rischio vulcanico, data anche l’estrema densità di popolazione residente,  e può modificare sostanzialmente l’interpretazione dei fenomeni di unrest  in tutte le aree calderiche attive del Mondo, rappresentando quindi un rilevante passo avanti nella nostra conoscenza di questi fenomeni.
 
Immagine:
 
 2016 07 12 18.32.12
 
Foto aerea della caldera flegrea, con uno schema della struttura profonda e del sito di perforazione CFDDP realizzato nel 2012. L'area è interessata da grandi spostamenti verticali del suolo (sollevamenti ed abbassamenti). Dal 1969 al 1985 il suolo ha avuto un sollevamento massimo osservato di 3,5 metri nel porto di Pozzuoli. Dopo circa 20 anni di abbassamento successivo, negli ultimi 10-12 anni il suolo ha ricominciato a sollevarsi, al ritmo medio a di circa 2-3 cm all'anno. Dal 2013, a causa di questo fenomeno il livello di allerta nell'area è salito dal livello verde (di base) al livello giallo.
 
Conference abstract
 
A geochemical and geophysical reappraisal to the significance of the recent unrest at Campi Flegrei caldera (Southern Italy) ROBERTO MORETTI1, GIUSEPPE DE NATALE1 AND CLAUDIA TROISE2 1 DICDEA, Seconda Università degli Studi di Napoli, Aversa(CE), Italy (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ) 2 INGV-Osservatorio Vesuviano, Napoli, Italy
 
Volcanic unrest at calderas involves complex interaction between magma and geothermal fluids. Campi Flegrei caldera (CFc), located in the Neapolitan area and characterised by the highest volcanic risk on Earth for the extreme urbanisation, undergoes unrest phenomena involving several meters of uplift and intense shallow seismicity since several decades. Despite the presently on-going unrest displays moderate ground deformation and seismicity, geochemical variations point to a highly pressurized hydrothermal system. We show that at CFc, for which an exceptional 35 years long geochemical and geophysical dataset exists, the usual assumption about vapour-liquid coexistence in the fumarolic fluidplume leads to inevitably estimate high hydrothermal pressures, which conditions unrest interpretation. By relaxing the unconstrained ‘a priori’ assumptions generally made for geochemical interpretations, we get a likely agreement between geophysical and geochemical observations, and enlighten the discrepancies between what observed 1) for two decades since the 1982-84 bradyseism, when shallow magma was supplying heat and fluids to the hydrothermal system, and 2) in the last decade. The post-2005 unrest is marked by much lower aquifer overpressure and magmatic involvement, with respect to the one occurred in the ‘80s, just as indicated by geophysical data and despite large changes in geochemical indicators. Our interpretation points to a model in which shallow sill intrusions, occurred during 1970-1984, have quickly cooled, so that fumarole emissions are affected now by deeper gases released from a 8 km-deep magma. Our results have important implications on the short term risk in the area and the monitoring of hydrothermal pressure build-up.