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Non c’è un settore scientifico meno importante di un altro perché tutte le scienze sono connesse fra loro e la forza del progresso della conoscenza consiste proprio nella scoperta delle infinite interconnessioni.
L’Italia si sta rapidamente attivando per realizzare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), una grande opportunità di rilancio per la nazione.
Tra gli enti pubblici di ricerca, l’INGV è quello specializzato nello studio delle geoscienze, ovvero ci dedichiamo a capire il nostro pianeta, come è fatto e come funziona, con i suoi rischi naturali e le sue risorse. In realtà della Terra conosciamo solo una parte - superficiale per lo più - mentre, nel suo profondo, è ancora tutta da scoprire. Capire le “regole” della Terra significa proteggerci dalle sue naturali 'intemperanze'.
Gli scuotimenti dei terremoti, i maremoti, le eruzioni vulcaniche, le alluvioni, i cambiamenti climatici, l'innalzamento del livello del mare, il magnetismo terrestre, l'inquinamento atmosferico e le risorse geotermiche sono solo alcuni dei settori scientifici studiati dai ricercatori dell’INGV.
Con i nostri Osservatori, poi, siamo struttura operativa del servizio nazionale di Protezione Civile, ponendoci in prima linea in caso di sismi o di eruzioni vulcaniche.
Con questo spirito e determinazione l’INGV si sta organizzando per partecipare ai vari progetti del PNRR, consapevole del suo ruolo essenziale per la difesa dai rischi ambientali, naturali e antropici, per il reperimento di risorse energetiche e di materie prime.
L’INGV ha le competenze per aumentare la resilienza nazionale alle calamità naturali e si deve mettere a disposizione dei cittadini per rendere l’Italia più sicura. Per questi scopi dovrà implementare le proprie infrastrutture di ricerca, fondamentali per il monitoraggio e la sorveglianza sismica e vulcanica, per auscultare ogni secondo il respiro della Terra.
C’è ancora tanto da studiare e comprendere. La Terra ci permette di raccogliere gli elementi necessari per fare prevenzione, sapere cosa dobbiamo aspettarci dal futuro e proteggerla.
Non dobbiamo mai dimenticare che il tempo impiegato a conoscere la Terra è tempo speso a proteggere noi stessi. I segreti della natura sono svelabili dalla nostra passione e dalla convinzione della necessità ineludibile di un nuovo rapporto tra Terra e Uomo, basato primariamente sullo sviluppo scientifico.
Proprio per la comprensione dei pericoli che possono incombere, si è tenuta la campagna informativa Io Non Rischio, sulle buone pratiche di protezione civile. Nelle piazze e online, con la Protezione Civile abbiamo incontrato i cittadini per diffondere la conoscenza dei rischi naturali nel nostro Paese. Nonostante il nostro territorio sia esposto a molti rischi, infatti, l’esposizione individuale può essere sensibilmente ridotta attraverso la conoscenza dei problemi, la consapevolezza delle eventuali conseguenze e l’adozione di scelte corrette: ne parliamo ne Il Pennino del Sismografo.
Dalle piazze italiane voliamo in Nicaragua dove le emissioni di uno dei vulcani più attivi del luogo, il Masaya, influenzano la composizione chimica delle piogge nelle aree limitrofe, determinando conseguenze sull’ambiente e sulle popolazioni. I ricercatori dell’INGV che hanno studiato il fenomeno ce ne parlano per capire se e quali possano essere i risvolti per i vulcani italiani.
Il viaggio prosegue... al centro della Terra. Come nella fantasia di Jules Verne, un nuovo ambizioso progetto scientifico ha preso il via in Islanda. Siamo sul vulcano Krafla, una caldera situata nel nord del paese: è qui che un team internazionale di vulcanologi è impegnato senza sosta per l’installazione della prima infrastruttura al mondo in grado di raggiungere il magma a una profondità di 2 chilometri sotto la superficie terrestre e, quindi, di studiarlo in situ. Un obiettivo innovativo e rivoluzionario, che vede in prima linea l’INGV e che promette di aprire orizzonti finora mai esplorati nel campo della ricerca vulcanologica. Vi illustriamo le imponenti sfide e le entusiasmanti possibilità che questa iniziativa offre alla comunità scientifica nella rubrica La Fucina di Efesto.
Il nostro viaggio tra le geoscienze si conclude, per questo numero, presso il Laboratorio di Microscopia Elettronica e Microanalisi (EDS-BSEM). Qui viene studia la dinamica dei vulcani e dei magmi, con un’attenzione particolare rivolta anche ai sistemi geotermici e idrotermali. Ospitato presso l’Osservatorio Vesuviano di Napoli dell’INGV, consente ai ricercatori che operano al suo interno di effettuare sofisticate indagini di campioni ad altissima risoluzione e di ottenere immagini utili allo studio in diversi ambiti disciplinari, dalla geologia alla medicina, passando per l’ingegneria.
Proprio la vocazione multidisciplinare delle geoscienze, che caratterizza anche la missione dell’INGV, fa sì che l’Istituto metta in campo sempre nuove collaborazioni con altre realtà rilevanti del panorama scientifico nazionale e internazionale, come le Università.
Nelle scorse settimane, l’Istituto ha ufficialmente inaugurato la sua nuova sede presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Un passaggio fondamentale che ha formalizzato una collaborazione in essere da diversi anni e che ha rappresentato un’importante occasione di dialogo e di scambio tra due realtà in grado di operare sinergicamente nello studio della dinamica dei terremoti, dei rischi naturali e dell’ambiente.
I protagonisti della nuova sede ci illustrano l’importanza della collaborazione dell’Istituto con l’UniCAS e con altre realtà del Paese per lo sviluppo e la crescita della comunità scientifica nazionale, nella rubrica Management & Leadership.

Infine, questo mese la Terra Racconta ci porta negli accadimenti della più famosa eruzione della storia, quella del Vesuvio nel 79.d.C. In un unico racconto che si svolge in quattro volumi, la geologa Lisetta Giacomelli e il vulcanologo Roberto Scandone ripercorrono - con la lente d’ingrandimento degli scienziati - quanto avvenuto in quella eruzione e le vicende che hanno caratterizzato quei luoghi nel corso dei secoli. Il lettore è accompagnato lungo le strade di basolato lavico, tra i giardini e gli affreschi delle ville, tra i ruderi restaurati o abbandonati, tra le epigrafi e le statue, tra gli oggetti di uso quotidiano. Le relazioni diligentemente redatte, a partire dal 1748, da quanti si sono occupati degli scavi della città e spedite a re o a ministri, hanno consentito la ricostruzione della storia del sito e il suo inquadramento nell’evento vulcanico. Con gli autori abbiamo esplorato la storia di Pompei da una diversa prospettiva che, con passione, porta il lettore verso spazi per nuove valutazioni.
E, come sempre, buona lettura con le nostre geoscienze.