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vita ricercatoreCarta d’identità

Nome: Maria Grazia Ciaccio
Cognome: Ciaccio
Anni: 54
Qualifica: Ricercatrice
Sede: Roma 1
Campo di attività: Sismologia, divulgazione scientifica
Colore preferito: Nero

 

 

 

 

Nella botte piccola c’è il vino buono

Un detto mai tanto vero quando si parla di Maria Grazia Ciaccio. Una eterna ragazza dall’animo alternativo, rock, colore nero che regala un caleidoscopio di colori. Possibile? Si. Perché Maria Grazia vive accanto alla massa, alla cosiddetta normalità. L’ha affrontata e ha imparato a convivere con i pregiudizi, con la superficie e la patina della vita. Determinata e puntuale non manca mai l’appuntamento con i suoi ideali. Non te li impone, ma non scende mai a compromessi, con un sorriso. Una rarità. Il ritratto di Maria Grazia stupirà solo chi non ha avuto modo di conoscere lei e i suoi mille colori che ci donano un importante insegnamento...Forever trusting who we are, and nothing else matters.

Cosa o chi ti ha avvicinato al mondo della scienza? 

Non riesco proprio a fare mente locale su un episodio o qualcuno a cui io debba la mia vicinanza alla scienza. Nasce al liceo, nasce lì la voglia di dedicarmi al mio Pianeta un po’ maltrattato. Indecisa fino alla fine tra la geofisica e la biologia, ha vinto il ricordo del mio primo terremoto avvertito da piccola a Roma, Irpinia 1980.

Da bambina cosa sognavi di diventare “da grande”?

Non che sia stata proprio costante nei miei sogni:) Ballerina per moltissimo tempo, sogno improvvisamente abbandonato per chirurgia, poi veterinaria, and, again, ballerina!

È sempre stato un sogno oppure hai praticato danza?

Ho studiato danza classica 8 anni e classica moderna 3 anni

Che materie ti appassionavano a scuola? 

Italiano, scienze, greco. 

Che adolescente eri?

Difficile. Molto difficile. 

Dimmi qualcosa di più…anche solo una che ti porta a definire difficile la tua adolescenza “difficile”

Ho faticato molto a “trovarmi”, mi sentivo fuori da tutto e da tutti, difficilmente a mio agio, vedevo intorno a me una sorta di appiattimento in cui mi sentivo soffocare. Ho dovuto affrontare dei problemi di salute che mi hanno fatto sentire ancora più distante da tutti. Poi sono stata davvero bersagliata da critiche di tutti i generi per come mi vestivo, la musica che ascoltavo, ovunque, a scuola, per strada, è stato faticosissimo e per certi aspetti molto doloroso. I miei genitori si preoccupavano continuamente: proprio non si capacitavano del perché non facessi cose “normali” o non avessi amici “normali”. Quando all’università ho iniziato ad andare molto bene, mi piaceva, seguivo, studiavo, si sono rasserenati. Certo, quando è nata mia figlia ho pensato che se mi avesse fatto passare anche solo 1/10 di quello che ho fatto passare io ai miei, sarei uscita fuori di testa!!! 

C’è stato un “mito” di riferimento a cui ti sei ispirata? 

Onestamente no. Ma tante persone che ho ammirato e che mi hanno insegnato qualcosa

Dove ti sei laureata e che ricordi hai del tuo percorso universitario? 

A La Sapienza qui a Roma. Ricordo anni belli e sereni, mi piaceva tutto e sentivo che avrei potuto fare tutto. Ricordo la luce che travolgeva il tavolo dove studiavamo le rocce, ricordo le lezioni di geologia del prof. Parotto, la partenza per le escursioni armata di martello, lente e tanto entusiasmo, l’adrenalina prima degli esami

Il momento più emozionante della tua carriera? 

Forse il primo convegno all’estero, Vienna, era l’inizio di un bel percorso. Invece ho pianto alla firma del contratto come tempo indeterminato.

Invece il momento più emozionante nella tua vita privata? 

È difficile, ne ho tanti. Tra i più intensi, quelli indimenticabili, da quando è nata mia figlia a quando mi sono laureata, a quando ho detto ai miei genitori che ero incinta. Poi ci sono altri momenti, magari meno importanti ma indubbiamente molto emozionanti, come quando molto tempo fa suonavo ai concerti, il mio primo ragazzo che mi piaceva da morire in una Roma stupenda, alternativa, anni ’80! La musica di Morricone che riempie una notte di pioggia ininterrotta a Milano, James Heatfield che mi saluta dal palco, ahahah!!!

James Hetfield ti ha fatto solo cenno con la mano o ti ha urlato “yeahhh”?

Diciamo che la domanda mi sembra vagamente ironica! ti dico solo che vivere un concerto di quel tipo, in quel modo, è un’esperienza unica: io, dopo, sto in pace col mondo per giorni. Penso che provare ogni tanto emozioni forti faccia solo un gran bene, che sia cantare a squarciagola insieme a 100000 persone, tuffarsi in acqua da 10 m, scalare una montagna, essere presenti mentre la squadra del cuore vince il campionato, un’alba in spiaggia con gli amici dopo una notte speciale. Le emozioni che ognuno di noi prova sono estremamente personali e soggettive. 

Che strumento suonavi?

Suonavo il sax contralto in un gruppo romano reggae/ska, mooolto tempo fa. Ora finalmente suono la batteria, ma da poco. L’ho comprata in lockdown e me la sono montata pezzo dopo pezzo. Ho iniziato a studiarla seriamente a settembre con un maestro molto bravo. È bellissima.

Cosa pensi che saresti diventata se non avessi fatto la ricercatrice?

Animalista accanita qui o da qualche parte nel mondo

A parte il rispetto totale che andrebbe dato ad ogni essere vivente, non pensi che oggi si tenda ad “umanizzare” un po' troppo i nostri amati animali? 

Non è questo il problema degli animali, sì a volte le persone esagerano nell’umanizzare come dici tu, ma le questioni sono altre: lo sfruttamento, la sofferenza, il pericolo estinzione

Da quanto tempo sei all’INGV?

Nel ’95 iniziai a preparare la tesi di laurea, se conta.

Qual è la prima cosa che fai quando torni a casa? 

Chiamo mia figlia, voglio sentire la sua voce

Come hai vissuto questo periodo di lockdown?

Sono riuscita a fare alcune cose che effettivamente volevo fare da tempo però gli aspetti negativi fanno pendere parecchio il piatto della bilancia, sono davvero molti e molto più pesanti. E poi con tristezza, realizzando che in ogni caso alcune cose si sono modificate probabilmente per sempre

Tua figlia come ha vissuto questo periodo? Quando si è giovani la libertà è tutto…

Gea ha 19 anni. L’anno scorso è uscita dalla sua aula pensando che sarebbe rientrata dopo una settimana e invece non ha più varcato la soglia della scuola se non per gli esami di maturità. Ora l’università la sta vivendo metà a casa e metà in presenza, cioè: una delle cose più belle del mondo, l’università, in dad... Dico che queste ragazze e questi ragazzi sono in gamba, affrontano l’incertezza e le restrizioni alla loro libertà cercando le risorse dentro di loro, anche se con gran fatica e, ho notato, tenendo soprattutto stretti i propri legami di amicizia, trovando tra di loro nuovi modi di condivisione, come per esempio gruppi di lettura in meet o piccoli pranzi in villa tra una lezione e l’altra. 

Qual è, secondo te, la scoperta scientifica che cambierebbe la storia della scienza? 

La storia della scienza… non saprei, forse la scoperta di qualcosa che in generale si ritiene non si possa scoprire. Infonderebbe ancora maggiore fiducia e spinta supersonica verso infinite altre ricerche “impossibili” soprattutto materializzando investimenti importanti senza i quali non si va da nessuna parte. Non vorrei sembrare banale ma una di queste scoperte è proprio la previsione dei terremoti, come lo è la cura di alcune malattie “incurabili”.

Una città che hai visitato che ti è rimasta nel cuore e una in cui hai sempre sognato di trasferirti? 

Nel cuore assolutamente Hida Furukawa, in Giappone e in Giappone sicuramente vorrei trasferirmi per un po’ alternandomi tra le luci e gli eccessi di Tokyo e le case in legno di Hida Takayama.

Quali sono stati i tuoi viaggi più belli? 

Non sono una di quelle persone che se non viaggia sta male, però quando vado fuori sto davvero bene e di ogni viaggio ho nel cuore qualcosa. Gli elefanti del Sud Africa, il treno che attraversa la Danimarca, in bici tra le risaie della prefettura di Gifu. E poi ho un ricordo preciso: mentre io e Gea eravamo in California e andavamo da Yosemiti verso il mare, verso il Big Sur, ci fermammo per strada a mangiare qualcosa, una strada bellissima, con questi spazi enormi, tutto sembrava più grande, il cielo sembrava più grande dipinto da un tramonto anche lui immenso con tutte le sfumature del rosso. Parcheggiammo la nostra Chrysler ed entrammo in questo locale: c’erano poche persone, ci scegliemmo un tavolino e ci sedemmo. In quel momento partirono le note forti di “Sweet child o’ mine” dei Guns ‘n roses. È stato un momento perfetto, tutto era come doveva essere. Quella si chiama felicità.

Che bello… Gli Stati Uniti hanno questa magia che spesso si scontra con le loro contraddizioni. Cosa porteresti qui degli USA e viceversa?

Per alcune cose sono all’avanguardia, penso alla ricerca, ma contemporaneamente l’accesso alle università ha dei costi troppo elevati. Oppure: è una delle società occidentali forse più multietniche e quindi più culturalmente ricca, ma contemporaneamente ci sono ancora gravi e diffusi episodi di razzismo. Qui da noi invece c’è un sistema sanitario pubblico che tutela un po’ tutti, negli USA no, l’Obama care ha iniziato a cercare di migliorare la situazione.

Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato? 

A me il passato mette un po’ d’inquietudine sinceramente. Ho sempre pensato che io con la mia storia clinica, se fossi nata molto tempo fa, non avrei vissuto molto a lungo, e poi, la vita delle donne era abbastanza infernale, immagina una donna che voleva vagamente occuparsi di scienza! Anche molti scienziati del passato, dei grandi, hanno avuto vite complicate. Detto ciò, facendo un enorme volo di fantasia, visto che le scoperte astronomiche mi hanno sempre affascinato, ti dico che avrei volentieri condiviso con Galileo la visione eliocentrica di Copernico, così avrei anche potuto vederlo all’opera in quel “provando e riprovando” (il motto dei suoi discepoli) che è la base del nostro lavoro, è ciò che facciamo tutti i giorni. E comunque, lui in esilio, mentre io probabilmente sarei finita al rogo… 

Qual è la tua principale inquietudine?

Ah beh....

Quella confessabile…

Lasciamo stare:)

La conversazione che non hai mai fatto e che ti sarebbe piaciuta fare…con chi?

Vorrei oggi di nuovo chiacchierare con mia madre (ma questo non chiedermelo sennò mi commuovo)

Come ricercatrice è sempre tutto spiegabile?

E poi cosa ricerco?!

La tua promessa mantenuta e quella che non sei riuscita a mantenere…

L’acquisto, faticosissimo ma necessario, di un appartamento migliore: quello attuale, pur non essendo grande, ha una bella vista e sia io che mia figlia abbiamo il nostro spazio, fondamentale! E poi avevo promesso a Gea che avremmo visto i Metallica e li abbiamo visti in prima fila a Bologna e a Milano, schiacciate da una folla pazza come noi, immerse in un’energia unica, inconfondibile. Mancate non ne ho, o le ho dimenticate?! 

Il tuo amore a prima vista?

Mia figlia ancora prima di vederla

Qual è il tuo X-Factor? 

Sono abbastanza intraprendente che di suo però non è esclusivamente una cosa positiva... Conosco anche molto bene i miei limiti e cerco sempre di spostarli un po’ in avanti

Ti piace lo sport? 

Direi di si

Ne hai mai praticato qualcuno? 

Ho studiato danza x tanti anni e ho studiato Taijiquan x altrettanti tanti anni. Ora mi piacerebbe praticare canoa, vediamo se riesco..

Ascolti musica? 

Molta

Qual è il tuo genere preferito? 

Preferito heavy metal

Anni fa uscì uno studio inglese che sosteneva che chi ascolta Heavy Metal ha in media un Q.I. elevato anche se magari tende più all’introversione. Spesso chi ascolta questo genere (ma anche il Rock in generale) viene visto con sospetto…da cosa dipende secondo te?

Penso che ci sono tanti stereotipi e tanti, troppi pregiudizi. Meno di anni fa ma sempre troppi. Si tende a voler inquadrare le persone all’interno di confini stabiliti e chi non sta lì dentro è qualcuno di cui non fidarsi. Anche una musica distorta, molto veloce, capelli troppo lunghi o troppo corti, vestiti un po’ “strani”, sono visti in generale con diffidenza, o con scherno. Sono, appunto, pregiudizi. Purtroppo chi ci sta dentro fa una gran fatica.

Libro preferito? 

Un libro che mi è rimasto nel cuore è Neuromante di Gibson, è uno dei pochi libri che ho letto più volte anche se molto tempo fa. Ora leggo quasi esclusivamente i gialli di Simenon e i noir.

Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti? 

Il mio primo giorno a Strasburgo

Cosa fai quando non sei a lavoro? 

Sto con mia figlia/vedo le amiche/suono/scrivo filastrocche/ gestisco il mio gruppo d’acquisto solidale anche se con la pandemia c’è molto meno da gestire

Hai un posto del cuore?

Il mio quartiere, l’Esquilino

La tua maggior fortuna? 

Aver potuto studiare, una fortuna che mi è stata regalata dai miei genitori

Nella tua valigia non può mai mancare? 

Le mie valigie sono un disastro

In cucina sei più da dolce o da salato? 

Dolce

Piatto preferito? 

Al primo posto i supplì -no ragù-, ma quelli che faceva mia madre, oggi nella zona top ci sono le fettuccine al sugo semplice

Ti piace cucinare? 

Quando mi va di cucinare cucino molto bene

Una cosa che hai capito “da grande”? 

Che se voglio so essere più leggera

Cosa conservi della tua infanzia? 

Mi ricordo la sensazione bellissima di essere figlia, di essere accudita, la spensieratezza è un bene davvero prezioso. 

Ultima domanda: qual è la canzone che non smetteresti mai di ascoltare? 

The Unforgiven, all’infinito

La 1 la 2 o la 3?

Ah beh! Allora: la 3 è stupenda, il ritornello lo canterei in continuazione: “How can I be lost? If I've got nowhere to go?”; la 2 sebbene poco nota e poco suonata dal vivo, è una bellissima ballata; la numero 1… la numero 1 è uno dei brani più intensi e più toccanti tra quelli che compongono la colonna sonora della mia vita.