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Sono oltre 100 le osservazioni raccolte sulle fratture riconducibili alla propagazione in superficie della faglia responsabile del terremoto, di magnitudo Md=4.0 (Lat. 40.74°, Long. 13.90°), che il 21 agosto scorso alle 20.57 (ore italiane) ha colpito l’Isola d’Ischia, nella parte alta del comune di Casamicciola Terme a una profondità di circa 1.2 km. A rilevare gli effetti geologici al suolo prodotti dall’evento sismico, a partire dal giorno successivo al terremoto, il gruppo EMERGEO emergenza geologica (http://emergeo.ingv.it/) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC-CNR). I risultati del lavoro "The 21 August 2017 Md 4.0 Casamicciola Earthquake: First Evidence of Coseismic Normal Surface Faulting at the Ischia Volcanic Island", sono stati pubblicati sula rivista Seismological Research Letters
(doi: https://doi.org/10.1785/0220180063). La mappatura delle rotture in superficie, direttamente collegate alla faglia sorgente del terremoto, e l’analisi degli effetti secondari, come frane e crollo di muretti a secco, hanno permesso di formulare un modello di sorgente del terremoto.

Casamicciola Terme è stata colpita negli ultimi secoli dai terremoti vulcano-tettonici del 1762, 1796, 1828, 1881 e 1883 con area epicentrale simile a quella del 21 agosto 2017. Dopo il terremoto del 1883, quello più distruttivo con 2343 morti, e un’intensità pari all’XI grado della scala Mercalli-Cancani-Sieberg, l’evento del 21 agosto 2017 (Md=4.0) ha dato la possibilità di integrare i dati della sismicità storica, le osservazioni macrosismiche, e le informazioni strumentali con la mappa dettagliata degli effetti geologici cosismici rilevati.

“Il gruppo Emergeo dell’INGV studia gli effetti geologici cosismici prodotti da forti terremoti in area appenninica (M>= 5.5) e da terremoti moderati in area vulcanica. Per questo evento, il rilievo è stato effettuato nell’area epicentrale, ovvero nel settore settentrionale dell’isola di Ischia, dove si è concentrato il maggiore danneggiamento macrosismico, raccogliendo osservazioni relative ai diversi effetti geologici cosismici, come fratture e rotture riconducibili alla propagazione in superficie della faglia in profondità, e frane nei depositi vulcanoclastici, nonché crolli di muretti a secco come effetti secondari dovuti allo scuotimento del terreno”, spiega Giuliana Alessio ricercatrice della Sezione di Napoli – Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

“La geometria e la regolarità dell’andamento delle fratture”, prosegue Rosa Nappi, ricercatrice della Sezione di Napoli – Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) , “ha consentito di affermare che la faglia responsabile del terremoto del 21 agosto, collocata ai piedi del versante settentrionale del Monte Epomeo, è orientata in direzione Est-Ovest, con lunghezza di circa 2 km, e potrebbe avere le stesse caratteristiche e localizzazione di quelle che hanno generato i terremoti catastrofici del 1881 e del 1883. I dati rilevati evidenziano che il blocco ribassato dalla faglia è proprio l’area a Nord del Monte Epomeo”.

“Questa ricerca mette in evidenza non solo il lavoro del gruppo EMERGEO ma anche l’importanza della collaborazione tra Enti di ricerca, favorendo la raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei dati geologici cosismici, mai rilevati prima nelle aree vulcaniche campane”, conclude Sabina Porfido dell’IAMC – CNR, Napoli.

La pubblicazione di questi risultati si inserisce nell’ambito di un vivace dibattito scientifico che vede diverse proposte di ricostruzione del meccanismo sorgente. Il moltiplicarsi di articoli scientifici sul recente terremoto di Casamicciola testimonia l’interesse di una comunità scientifica attenta e variegata, che utilizza approcci metodologici differenti per comprendere le dinamiche di un contesto geologico complesso come quello Ischitano.

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Immagine 1 - Mappa delle rotture cosismiche nell’area del rilievo con il diagramma a rose (in alto a sinistra) che mostra la direzione prevalente Est-Ovest delle rotture cosismiche, sovrapposta alla carta geologica di Vezzoli (1988) con le tracce delle sezioni geologiche AA', BB', estratte dal lavoro di Tibaldi e Vezzoli, (1998), modificate dagli autori, e mostrate in basso.

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Immagine 2 - Rotture cosismiche mostrate dalle frecce rosse, che hanno interessato sia il terreno sia il manufatto, in via Crateca

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Immagine 3 - Effetti cosismici secondari osservati: (a,c) collasso del muretto a secco e crollo di un terrapieno, (b,d) piccole frane da crollo e piccole frane nei depositi vulcanoclastici.

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Immagine 4 - Fratture cosismiche e collassi nei muretti a secco osservabili nel medesimo luogo di via Campomanno, a sinistra a seguito del terremoto storico del 28 luglio del 1883, a destra a seguito del terremoto del 21 agosto 2017.