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ricercatoreCarta d’identità

Nome: Antonio Guarnieri
Anni: 44
Qualifica: Ricercatore 
Sede: Bologna
Campo di attività: Oceanografia 
Colore preferito: Verde
 

Ama la musica, un buon bicchiere di vino e nonostante la “giovane” età ha già raggiunto importanti obiettivi della sua vita. Tra tutti, avere una famiglia numerosa. Questo mese abbiamo intervistato Antonio Guarnieri, ingegnere riflessivo che da bambino sognava di fare il casellante autostradale ma che è poi rimasto affascinato da una stanza piena di libri…dalla conoscenza. Preoccupato per una deriva dei “pensieri dominanti” e dalla difficoltà sempre maggiore di confrontarsi (nonostante i numerosi mezzi di comunicazione che abbiamo), Antonio ha tracciato una via da seguire nel percorso di vita e la sua determinazione (o come dice lui adattabilità) gli ha permesso di mantenere dritta la prua.

Cosa o chi ti ha avvicinato al mondo della scienza?

Probabilmente più che “l’amore per la scienza” è stata l’immagine di uno studio pieno di libri con la luce soffusa, nel quale immergersi nella tranquillità e nel privilegio di potere scegliere cosa studiare e approfondire! Insomma…un sogno poco reale…!

Pensi che dovremmo tornare un po’ più sui libri e stare meno al pc?

Più che altro penso che i ricercatori dovrebbero essere messi nella condizione di fare ricerca più ricerca e meno burocrazia. Tornando al cartaceo: mi piace sempre tanto, ma anche il pc non mi dispiace affatto. Ti permette un sacco di cose che il solo cartaceo non consente, anche se oggettivamente affatica gli occhi e ci ingobbisce e rattrappisce tutti un po’!

Da bambino cosa sognavi di diventare “da grande”?

Il casellante. Mi pareva il miglior lavoro del mondo. Stare seduto ed incassare centinaia di migliaia di lire, senza fare niente…!!!

Ti sei mai chiesto dove parcheggiano i casellanti la propria auto? 

No…, mi interessava solo dove mettessero tutto quel malloppone!

Che materie ti appassionavano a scuola? 

Latino e matematica

Che adolescente eri?

Ero abbastanza tranquillo e coscienzioso, non credo di avere dato grandi grattacapi ai miei genitori, ma ero piuttosto attivo con i miei amici e nei divertimenti. 

Cosa ti piaceva fare di più con i tuoi amici?

Ho suonato tanto con il mio gruppo di amici più ristretto: avevamo un gruppo musicale, che durò gli anni del liceo ed i primi dell’Università. Oltre a quello normalmente non facevamo nulla di che. Avevamo un luogo di ritrovo dove passavamo per lo più tutti i pomeriggi (con un gruppo molto allargato di amici, ed eterogeneo come età, le grandi compagnie di fine anni ’80 inizio anni ‘90): il Piazzale. Era un piccolo parcheggio libero nella prima periferia di Bologna, in prossimità di una parrocchia. Stavamo lì per lo più a chiacchierare e passare il tempo insieme. Ci si trovava sempre qualcuno. 

C’è stato un “mito” di riferimento a cui ti sei ispirato? 

No, non direi in particolare nessuno.

Dove ti sei laureato e che ricordi hai del tuo percorso universitario? 

Mi sono laureato a Bologna, ad Ingegneria Ambientale. Non ho mai frequentato molto le lezioni. L’ambiente di ingegneria non era particolarmente “appealing” per un ventenne, con aule affollate al biennio e quasi un tu-per-tu con i proff. al triennio, in un’infrastruttura vecchiotta e un po’ macabra…Ricordo di avere studiato parecchio, ma normalmente con piacere.

C’era il mio Professore di Educazione Fisica alle superiori che sosteneva (qui mi prendo le ire della categoria e ti riporto l’affermazione in termini eleganti n.d.) che “c’è chi studia Ingegneria e chi fa l’amore”… quanto c’è di vero in questa affermazione?

Il tuo professore, come la maggior parte dei prof di ginnastica..., era un vecchio saggio! Poi oh…, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola…, io comunque dopo ogni esame superato, quando potevo rifiatare un po’, andavo sempre a “studiare” alla facoltà di Lingue, dove ovviamente nessuno studiava Ingegneria!

Il momento più emozionante della tua carriera? 

Credo che debba ancora arrivare…

Invece il momento più emozionante nella tua vita privata?

Probabilmente il momento della nascita dei miei figli. 

Cosa pensi che saresti diventato se non avessi fatto il ricercatore?

Il casellante (ahahah)…No scherzo, probabilmente avrei fatto l’ingegnere nell’ambito delle costruzioni, come facevo prima di fare il ricercatore.

Da quanto tempo sei all’INGV?

Dal 2005, con una pausa di 4 anni fra il 2015 e il 2019: non trovando spazio all’INGV se non nella continua precarietà del rinnovo annuale di contratti a termine, dopo 10 anni di militanza ho pensato di lasciare l’Istituto. Ora sono contento di essere rientrato.

Cosa ti senti di dire a chi si trova ancora in una situazione di precariato?

Che conosco bene la situazione e che solidarizzo totalmente con la loro frustrazione, anche se questo non credo li conforterà tanto! Quando ero precario mi dicevo che è comunque meglio essere precari e avere un lavoro, ma alla lunga stanca!

Qual è la prima cosa che fai quando torni a casa? 

Lavarmi le mani e lasciarmi sommergere dal caos domestico…

Come hai vissuto questo periodo di lockdown?

In realtà tutto sommato abbastanza bene. È arrivato dopo 4 anni in cui avevo vissuto fuori Bologna, lontano dalla famiglia per 4 giorni a settimana, per cui stare un po’ in casa non è stato un dramma, almeno all’inizio. Poi la costrizione diventa poco sopportabile…! Certamente la consapevolezza di vivere una situazione così difficile nello status privilegiato di ricercatore (perché io credo che sia decisamente un lavoro per privilegiati!!!) ha aiutato: la sicurezza del lavoro e la possibilità di continuare ad esercitarlo, anche da casa!

Qual è, secondo te, la scoperta scientifica che cambierebbe la storia?

Credo che la capacità di gestire la fusione nucleare in maniera controllata - che in realtà è forse più un avanzamento tecnologico che non scientifico - cambierebbe radicalmente il mondo, risolvendo il problema dell’energia pulita ed economicamente sostenibile.

Una città che hai visitato che ti è rimasta nel cuore e una in cui hai sempre sognato di trasferirti?

È difficile togliermi dal cuore Kailua, nelle Hawaii, dove ho fatto l’anno all’estero (sei mesi in realtà) quando ero alle scuole superiori. Per il trasferimento aspetterei ancora un po’..., in fondo a Bologna si vive bene; ma se proprio, proprio dovessi..., beh sempre Kailua non sarebbe male; sole, mare, vita rilassata...!

Quali sono stati i tuoi viaggi più belli? 

Il viaggio dopo la maturità coi miei tre migliori amici del liceo, in furgone in giro per l’Europa; il viaggio post laurea, in Cile e Perù, ed il Cammino di Santiago.

Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato? 

Una terra inesplorata!

Qual è la tua principale inquietudine?

La paura che si perda il senso critico delle cose e che i “pensieri dominanti” prendano il sopravvento sulla capacità di ragionamento autonomo dei singoli. Credo che le tecnologie e la svolta dei “social” favoriscano questa tendenza… 

Come pensi si possa risolvere questa problematica?

Non saprei. È molto complicata. Forse coltivando un po’ di più la cultura, sin da piccoli. Cosa che in Italia non viene molto fatta! La lettura in particolare. Leggevo di recente una statistica secondo la quale quasi il 60% degli italiani con più di 6 anni (33 Milioni…!) non legge neanche un libro l’anno. È emblematico…! Credo sia molto difficile creare un pensiero proprio, autonomo, senza leggere e confrontarsi con quelli degli altri. Vabbè, forse così scado un po’ in banale retorica… 

La conversazione che non hai mai fatto e che ti sarebbe piaciuta fare…con chi?

Con il mio bisnonno paterno, che mi raccontano fosse un uomo di fascino incredibile, grande intellettuale, ma capace di parlare e soprattutto ascoltare tutti, dai più raffinati ai più semplici.

Come ricercatore è sempre tutto spiegabile?

Certamente no, almeno non fintantoché non lo si spiega!

La tua promessa mantenuta e quella che non sei riuscita a mantenere…

Sinceramente non saprei: non sono solito fare molte promesse, forse per evitare di non mantenerle…

Il tuo amore a prima vista?

Forse il mio ultimo basso elettrico.

Ti senti più un virtuoso alla Jaco Pastorius o un gregario alla John Deacon?

Purtroppo devo dire John Deacon (tra l’altro non mi sono mai molto piaciuti i Queen). Purtroppo per sentirmi Pastorius non ho proprio neanche lontanamente la tecnica, sigh…!

Qual è il tuo X-Factor?

Non credo di averci mai pensato prima di adesso che me lo chiedi (in effetti non sapevo neanche cosa fosse un X-Factor). Ma… forse l’adattabilità?!

Ti piace lo sport? 

Sì, l’ho sempre seguito, un po’ tutto, ma nessuno in maniera “maniacale”. Adesso in televisione non si vede più facilmente come una volta senza essere abbonati a mille piattaforme, ma tendo a seguire comunque i risultati. Mi piace anche molto praticarlo!

Quali?

Ho giocato tanti anni a calcio da ragazzino, in una squadra. Poi per divertimento ho giocato molto a tennis e a basket, ma più a livello da “campetti parrocchiali” con gli amici. Dopo un lungo periodo di fermo da un paio d’anni ho ripreso il tennis e ho cominciato Boxe Training a livello moooolto amatoriale. Aiuta molto a tenersi in forma e a scaricarsi! 

Ascolti musica? 

Sì, l’ho sempre ascoltata molto e continuo ad ascoltarla, anche mentre lavoro, se posso.

Qual è il tuo genere preferito? 

Alla fine il rock, con le sue 1000 sfaccettature e vene diverse vince sempre! Per tanto tempo i miei preferiti sono stati i Red Hot Chili Peppers (rock funky ?!). Dovevo anche andare (molto tardivamente) a un concerto del loro tour italiano, l’anno scorso…ma il COVID non lo ha consentito…Da più piccolo invece ho fatto indigestione di Dire Straits, che furono anche i primi che vidi dal vivo a 14 anni, mi pare.

Libro preferito? 

Tanti…, un paio che mi vengono in mente adesso sono “Cent’anni di solitudine” e “Il Piccolo Principe”.

Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti?

Il primo giorno di scuola negli Stati Uniti, quando da ragazzino feci l’anno all’estero.

Cosa fai quando non sei a lavoro?

Dedico parecchio tempo alle questioni familiari (ho tre figli tra elementari e superiori…). Spesso faccio da mangiare la sera, meglio se bevendo un po’ di vino… Mi piace molto leggere, ma purtroppo va a momenti e a “stanchezza”: spesso dopo due pagine mi addormento (se sono a letto), e fare un po’ di movimento (quando è consentito…). Cose piuttosto normali!

Hai un posto del cuore?

Non in particolare

La tua maggior fortuna? 

Avere avuto la possibilità di fare una famiglia numerosa, come volevo da ragazzo.

Nella tua valigia non può mai mancare

Il kindle e lo spazzolino da denti.

In cucina sei più da dolce o da salato?

Cucino meglio i dolci, ma mi piace molto di più mangiare il salato.

Piatto preferito?

Frittura di pesce. 

Ti piace cucinare? 

Molto!

Una cosa che hai capito “da grande”? 

Che è meglio stare tranquilli perché tanti drammi...non sono poi così drammi!

Cosa conservi della tua infanzia? 

Tranquillità, normalità serenità. Mi è piaciuta.

Ultima domanda: qual è la canzone che non smetteresti mai di ascoltare?

“Com’è profondo il mare” (L. Dalla) è tra le mie preferite di sempre, e anche “Primavera” di Luca Carboni e “Your latest trick” dei Dire Straits, ma ce ne sono talmente tante…!