7 novembre 2016
Oggi intorno alle 12 si è spento il nostro collega e amico Marco Mucciarelli. Avrebbe compiuto 57 anni il 14 gennaio prossimo. La notizia ha immediatamente fatto il giro dei centri di ricerca, lasciandoci tutti attoniti. Molti hanno appreso della sua scomparsa mentre si trovavano a Rieti, in servizio presso il DI.COMA.C. (Direzione Comando e Controllo del Dipartimento della Protezione Civile), dove in altri tempi Marco avrebbe fatto base per le sue misure e le sue attività organizzative. Ma Marco era malato ormai da oltre un anno: molto malato. Aveva subito un gran numero di interventi e si era allontanato dalle sue attività di ricerca ormai da diversi mesi, lasciandoci tutti nell’attesa di un “rientro in pista” che però non arrivava mai: fino al triste epilogo di oggi.
Geofisico e sismologo di fama internazionale, dopo un breve periodo passato come ricercatore a contratto presso l’Università di Siena, a partire dal 1987 aveva lavorato per l’ISMES, una società del Gruppo ENEL, accumulando una notevole esperienza nella ricerca applicata alla sicurezza delle infrastrutture a rischio. Nel 1997 era diventato professore universitario e, a partire dall’anno successivo, era tornato a fare il ricercatore a tempo pieno, essendo stato chiamato come Professore Associato presso l’Università della Basilicata. Dal luglio 2012 era poi diventato direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell'OGS di Trieste (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale). In questo ruolo si era adoperato perché si superasse la storica – inevitabile – rivalità tra INGV e OGS, usando come terreno di incontro la nuova Mappa di Pericolosità Sismica dell’Italia tuttora in preparazione.
Alla carriera scientifica Marco affiancava una attività sperimentale intensissima, che lo vedeva arrivare sempre tra i primi sul teatro di alcuni dei terremoti più disastrosi dell’area mediterranea: come nel 1999, quando in poche ore decise di andare a documentare personalmente gli effetti del disastroso terremoto di Izmit, in Turchia, spostandosi con la sua auto personale e affrontando difficoltà di ogni genere. Ma a Marco piaceva anche discutere nelle aule dei convegni: nel 2014 aveva ricevuto il premio Keynote Lecturer dalla European Seismological Commission e dalla European Association of Earthquake Engineering, e dall’agosto 2014 era vice presidente della European Seismological Commission. La sua presenza in una sessione scientifica era garanzia di una discussione vivace e appassionata su uno spettro di temi che andavano dall’ingegneria sismica alla sismicità indotta passando per la sismologia storica e l’analisi dei precursori dei terremoti. Il tutto condotto con quell’inconfondibile accento dell’Appennino bolognese, con quella sterminata cultura, con quella arguzia e con quell’umorismo che lo rendeva subito simpatico a chiunque.
Da alcuni anni Marco aveva sposato l’idea che la divulgazione scientifica potesse avvenire anche attraverso i social networks: aveva aperto un suo blog, visitatissimo, e partecipava come modeatore a diversi forum di professionisti. Si era impegnato in battaglie civili contro quelle che oggi chiamiamo le “bufale” e a favore della sostenibilità delle attività industriali più rischiose. Seguendo la stesso slancio verso una ricerca che fosse il più possibile utile aveva promosso l’iniziativa “Io non rischio”, in cooperazione con l’INGV da un lato e con il Dipartimento della Protezione Civile dall’altro. La sua attività a 360 gradi lo portava spesso a scontrarsi con chi non condivideva il suo approccio onesto e quasi ingenuo alla soluzione delle grandi controversie sismologiche del nostro tempo, come nel caso dei rischi associati allo sfruttamento degli idrocarburi. Ma ognuna di queste controversie ne metteva sempre di più in evidenza il grande rigore scientifico e le inesauribili doti umane: vincevano sempre lui e la sua simpatia.
Oggi però Marco ha perso l’ultima e la più importante tra le sue battaglie, quella con un male subdolo e spietato. E per quelli come me che lo hanno conosciuto come amico, collega e compagno di bevute, e che restano a confrontarsi con “terremoti, sismologia e altre sciocchezze”, come si leggeva nella testata del suo blog, si apre una voragine davvero incolmabile.
Gianluca Valensise