Newsletter n.3
Ricerca, supercomputazione e formazione: la Sezione di Bologna dell’INGV raccontata dal Direttore Antonio Costa
- Dettagli
- Scritto da Sara Stopponi
Una Sezione con le radici ben salde nel territorio bolognese e il cuore rivolto all’Europa e al mondo. Il capoluogo emiliano ospita una delle Sezioni più eterogenee dell’INGV, in cui la stretta collaborazione tra scienziati di diversa formazione riflette bene il forte legame esistente tra i tre nuclei attorno a cui ruota l’Istituto: Ambiente, Terremoti e Vulcani.
La Sezione di Bologna si appresta a vivere una stagione di grandi cambiamenti e di importanti novità, che la porteranno a tessere un rapporto ancora più stretto con il mondo universitario e a prendere parte alle attività di uno dei Centri di Calcolo più avanzati del continente.
Ne abbiamo parlato con il Direttore Antonio Costa, che ci ha aperto le porte della sua Sezione per raccontarcela al meglio.
Antonio, da quanto tempo sei Direttore della Sezione di Bologna dell’INGV?
Sono Direttore da settembre 2019, ormai quasi 3 anni.
Quali sono le principali attività di cui si occupa la tua Sezione?
La Sezione di Bologna è, tra tutte quelle dell’INGV, la Sezione che svolge attività più “variegate”, ben rappresentando le tre anime dell’Istituto: la branca dedicata allo studio dell’Ambiente, quella dedicata ai Terremoti e quella focalizzata sullo studio dei Vulcani.
Abbiamo diversi gruppi di ricercatori che operano nei tre Dipartimenti e, grazie alla costante interazione tra loro, riusciamo a produrre ricerche e studi multidisciplinari, trasversali a varie aree di studio e di interesse: tutto ciò rappresenta un importante punto di forza per la nostra Sezione. Pensiamo, ad esempio, agli tsunami: sono dei fenomeni particolari e complessi, il cui studio richiede la collaborazione tra scienziati provenienti da formazioni anche molto diverse tra loro…
Quanti colleghi lavorano con te a Bologna?
Circa 70 colleghi, oltre una decina di assegnisti di ricerca ed un paio di borsisti.
Cosa significa per te ricoprire l’incarico di Direttore?
È una grande responsabilità, alla quale dedico molto del mio tempo e molte delle mie energie. Fare il Direttore di Sezione implica dover sbrigare numerose faccende di carattere amministrativo, che sono naturalmente lontane dalla mia formazione e dalla mia passione scientifica. Tuttavia sono attività necessarie per far funzionare al meglio la Sezione stessa, quindi nel tempo ho imparato a svolgerle e oggi sono diventate il mio ‘pane quotidiano’.
In che modo la ricerca che svolgete tu e i tuoi colleghi è importante per la quotidianità dei cittadini?
Dal mio punto di vista, limitarsi a guardare alle applicazioni dirette che la scienza può avere per la quotidianità dei cittadini può essere un azzardo, nel senso che così facendo si corre il rischio di risultare ‘miopi’ dinanzi alle tantissime sfaccettature e ai tantissimi livelli di studio, di ricerca e di progresso scientifico (tipici, ad esempio, della ricerca di base) che sottostanno alle applicazioni più facilmente evidenti e riconoscibili nella nostra vita di tutti i giorni.
Detto questo, direi che qui a Bologna la dicotomia tra questi due aspetti, ovvero tra ricerca di base e ricerca applicata, non esiste: ci occupiamo sia di ricerca di base che di prodotti che hanno una ricaduta immediata sulla società. Basti pensare ai tanti colleghi che lavorano alle applicazioni legate alla pericolosità sismica e vulcanica…
Qual è, per te, l’aspetto più motivante del tuo lavoro?
Intendi come ricercatore o come Direttore? (ride, ndr)
A parte gli scherzi, ciò che accomuna entrambi questi lati del mio lavoro all’INGV è, forse banalmente, il fatto che mi permettono di occuparmi di scienza. Da Direttore, dell’aspetto più gestionale della materia, cercando di avere lo sguardo il più aperto possibile per essere inclusivi e individuare i ‘punti deboli’ da rafforzare per far crescere la Sezione nella sua interezza. Come ricercatore trovo invece molta soddisfazione nel cercare di dare risposte attraverso il mio lavoro: d’altronde quello che muove noi ricercatori è la curiosità. Senza quella, non c’è progresso scientifico.
Qual è stato, in questi anni da Direttore, l’episodio professionale più importante che ti piacerebbe raccontare?
Più che un episodio singolo e puntuale mi piacerebbe fare riferimento a ciò che reputo importante in questa fase della mia carriera, ovvero l’educazione e la formazione delle nuove generazioni. Se non ci rendiamo conto di questo e non ci adoperiamo per capire come trasferire loro al meglio le nostre conoscenze, non ci sarà futuro per la scienza.
Ci sono dei progetti futuri riguardanti la Sezione di Bologna che ti piacerebbe anticiparci?
Assolutamente sì. Inizio col dire che la Sezione di Bologna diventerà presto la prima Sezione universitaria dell’INGV: stiamo lavorando da tempo per trasferirci e integrarci, auspicabilmente entro la prossima estate, all’interno del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna. Non si tratterà di un semplice ‘trasloco’, ma sarà un passo che cambierà completamente la prospettiva di integrazione tra noi e il mondo accademico. Questo, per noi, vorrà dire anche stare molto più a contatto con gli studenti e i dottorandi, per formare nuove generazioni di scienziati che possano contribuire un domani all’avanzamento del sapere scientifico nei nostri ambiti di competenza.
Un altro importante traguardo che stiamo per tagliare riguarda poi il Centro di Calcolo che abbiamo messo su di recente: è stato trasferito all’interno del Centro di Calcolo dell’INFN, il CNAF, che, nel giro di un anno, confluirà in quello che sarà il Tecnopolo di Bologna. Questo Tecnopolo è in costruzione in città, nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi, raccoglierà circa l’80% della potenza di calcolo del Paese e ospiterà Leonardo, una delle macchine più potenti d’Europa. Si sono già trasferiti qui anche l’ECMWF, il Centro Europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, e il Consorzio interuniversitario italiano CINECA (che avrà il compito di gestire Leonardo).
Personalmente sono molto soddisfatto di questi risultati e della possibilità, per l’Istituto, di accedere a queste risorse di supercalcolo, anche perché l’INGV è parte di alcuni Progetti europei in cui tutto ciò risulterà fondamentale. Penso, ad esempio, a due Progetti di cui sono responsabile per l’istituto: il Centro di Eccellenza Europeo per il Super-calcolo nelle scienze della Terra Solida (ChEESE - Center of Excellence for Exascale in Solid Earth, https://cheese-coe.eu) per l’applicazione della supercomputazione alle Geoscienze, e DT-GEO, un progetto europeo incardinato nelle iniziative di Destination Earth (https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/destination-earth) che mira a creare dei ‘gemelli’ digitali (Digital Twins) dei fenomeni naturali. Il fine ultimo è quello di creare un gemello digitale del Sistema Terra: si tratta naturalmente di un Progetto molto ambizioso, poiché presuppone la capacità di catturare il funzionamento dei e le interazioni tra i diversi complessi sottosistemi che compongono il nostro Pianeta, ma le intenzioni puntano esattamente in quella direzione.