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Calogero Foti, ingegnere, è nato ad Agrigento nel 1955. Dal 2001 si occupa di Protezione Civile della Regione Sicilia. Dal 2013 è Dirigente Generale del Dipartimento di Protezione Civile della Presidenza della Regione Siciliana.

Cosa vuol dire comunicare in emergenza e quali sono le modalità dell’informazione e della comunicazione nei momenti difficili?

Il sistema di protezione civile è strutturato sul modello di una rete di pubbliche amministrazioni informato ai principi di sussidiarietà e adeguatezza, ha natura composita e le sue attribuzioni sono spesso connotate da trasversalità e complessità procedurale; per questa ragione, l’efficacia e l’efficienza del suo funzionamento sono demandate alle singole componenti a seconda delle rispettive competenze istituzionali valorizzando le professionalità e le conoscenze dei soggetti coinvolti. Alla base del nostro “sistema” è posizionato il Sindaco cui compete anche la responsabilità di informare i propri concittadini. Il Sindaco conosce, infatti, le criticità del proprio territorio, ha contezza delle esigenze e specificità della popolazione, gestisce il piano di emergenza. Lo stesso, tuttavia, deve essere supportato dall’intero sistema in tutte le sue necessità al fine di garantire un’adeguata risposta.

La comunicazione in emergenza, pertanto, attiene in via principale alle amministrazioni comunali rimanendo come prioritaria attività del DRPC Sicilia la divulgazione degli avvisi meteo-idrogeologico e idraulico, il coordinamento delle azioni su base regionale attraverso la Sala Operativa che opera sulla piattaforma GECoS, la comunicazione con funzione preventiva, la formazione a tutti i livelli e il coordinamento delle organizzazioni del volontariato di protezione civile.

Inutile dire che la comunicazione in emergenza non può prescindere dall’utilizzazione dei canali social rispetto ai quali il DRPC Sicilia assume il ruolo di fornire linee guida, policy e procedure condivise coordinando l’intero sistema e sostenendo i sindaci nella gestione dell’attività di comunicazione.

È proprio per questo che il DRPC Sicilia aderisce al Manifesto nazionale #SocialProCiv che si fa carico di definire linee guida, procedure e policy nell'utilizzo dei social media in ambito di protezione civile condividendo anche le buone pratiche di comunicazione.

Nozioni tecniche, tanto mestiere ma soprattutto la sensibilità personale. Direttore, quale lato del tuo carattere è più coinvolto nel mestiere che svolgi ogni giorno? 

Un operatore di protezione civile si contraddistingue non solo per le competenze tecniche che possiede, e che lo rendono lucido e prezioso sulla scena di una situazione di emergenza, ma anche per la passione e il cuore che mette nell’attività che svolge; è colui che sta più vicino a chi soffre e che riesce a restituire un sorriso e la forza di ricominciare a chi, talvolta, in un istante ha perso tutto: affetti e cose. Sul campo non contano le gerarchie ma viene riconosciuta la capacità di chi sa dare indicazioni precise su cosa deve esser fatto perché è da quelle disposizioni che dipende a volte anche la salvaguardia degli operatori. Per me, però, è l’aspetto emotivo e di solidarietà verso il prossimo la molla che riesce a far superare la stanchezza e mi sprona a dare sempre di più coinvolgendomi totalmente. Durante la gestione di eventi calamitosi si vivono emozioni che cambiano la vita, si stabiliscono legami che non verranno più cancellati, si saldano rapporti di amicizia profonda che il tempo non riesce a cancellare. Sangue freddo, quindi, professionalità ed empatia: questo il giusto mix per fare bene il mio lavoro.

La comunicazione per la prevenzione. Se da un lato si riconosce agli italiani la solidarietà nei momenti di emergenza, dall’altro pare difficile abituarci alla prevenzione. Quali sono gli argomenti che meriterebbero uno sforzo maggiore per evitare catastrofi? 

Attraverso il D.lgs. n.1 del 2 gennaio 2018 il Codice della protezione civile ha indicato come attività di protezione civile quelle volte alla previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla gestione delle emergenze e al loro superamento. L’art. 2, in particolare, ha considerato come attività di prevenzione non strutturali quelle concernenti, tra le altre: f) l'informazione alla popolazione sugli scenari di rischio e le relative norme di comportamento nonché sulla pianificazione di protezione civile attribuendo, in questo modo, un ruolo molto significativo all’informazione come strumento di riduzione dei rischi.

Nonostante il nostro territorio presenti numerose fragilità manca ancora oggi una cultura della prevenzione. Dobbiamo investire sulla formazione in età scolare e sull’informazione per riuscire a veicolare comportamenti e stili di vita corretti da adottare. Conoscere il rischio cui si va incontro se si abbandonano rifiuti sui letti dei fiumi, se si costruisce in zona franosa o nell’alveo di un torrente, sapere quali comportamenti adottare in caso di maremoto, sisma o eventi meteo avversi, può fare la differenza. “Conoscere” non elimina il rischio ma in caso di calamità naturali contribuisce significativamente a contenere la perdita di vite umane. Quanto alle materie più sensibili da approfondire non può sfuggire che una maggiore attenzione alla pianificazione territoriale e l’inibizione a costruire nelle zone a particolare rischio comporterebbe una maggiore e migliore prevenzione con una conseguente riduzione delle risorse economiche da destinare alle emergenze per dirottarle in investimenti utili alla crescita produttiva delle comunità. In questa direzione è orientata l’attività del DRPC Sicilia che ha appena varato il Piano regionale di microzonazione grazie al quale si avrà una mappatura completa dei tempi di risposta dei territori alle sollecitazioni sismiche; questo si profila come strumento indispensabile nella pianificazione territoriale.

Quale contributo viene solitamente dal mondo giornalistico? La cronaca racconta con dovizia di particolari le storie delle persone coinvolte nelle calamità, ma raramente si sofferma ad approfondire le misure preventive. Com’è generalmente l’approccio dei giornalisti ai temi scientifici slegati dagli eventi di cronaca alla luce della tua esperienza di Direttore della Protezione Civile della Sicilia?

L’elemento innovativo e condizionante oggi nella comunicazione è costituito dall’uso crescente e imprescindibile dei social media che rappresentano lo strumento di comunicazione più immediato, flessibile e dinamico attraverso cui veicolare informazioni, soprattutto nelle situazioni di emergenza. Non sfugge a chi legge, infatti, che la velocità con cui avviene la comunicazione attraverso gli smartphone, la facilità di raggiungimento dell’utente finale, l’alto tasso di interattività e la capacità di rendere virale un messaggio attraverso la semplice condivisione rappresenta oggi la vera novità comunicativa che diventa valore aggiunto nell’ambito della protezione civile. È per questo che sempre maggiore è l’attenzione che il sistema di protezione civile attribuisce alla comunicazione social. Per quanto riguarda gli operatori della comunicazione occorre agire meglio e di più sul piano della formazione perché la comprensione e l’approccio ai fenomeni emergenziali sia corretto, non allarmistico e soprattutto che si abbia consapevolezza che ciascuno deve fare la propria parte nell’opera di educazione e sensibilizzazione dei cittadini alla prevenzione. Proprio per questo, a partire dal mese di febbraio, il Dipartimento - in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti di Sicilia – avvierà “Conoscere in emergenza”, un ciclo di incontri formativi finalizzato a far conoscere meglio agli operatori della comunicazione come funziona il sistema regionale della protezione civile e quale ruolo ha la comunicazione nella costruzione di una coscienza civica.

La scienza e le tecnologie che aiutano a prevedere i fenomeni catastrofici e, per quanto possibile, a ridurne gli effetti, hanno sviluppato delle risorse indispensabili per chi deve occuparsi della tutela della vita e dei beni di tutti: una crescita che vede l’Italia fra i Paesi più avanzati. Il nostro territorio rappresenta per i ricercatori una delle palestre migliori del mondo. L’Italia è un Paese bellissimo, ma altrettanto fragile. Sono 4.618 i Comuni italiani che si trovano in zone sismiche, oltre 3 mila quelli dove il rischio è elevato; inoltre non va dimenticato che oltre 2 milioni di italiani delle regioni del Sud d’Italia vivono vicino a vulcani attivi. Ritieni che le giovani generazioni abbiano maggiore o minore sensibilità rispetto al passato sui temi della prevenzione, dell’emergenza e del volontariato legato alle calamità naturali?

I giovani sono sinceramente più recettivi e attenti ai temi dell’ambiente di quanto non lo siamo stati noi. Ciò non toglie che occorre lavorare tanto perché la propensione ai comportamenti scorretti adottati in tanti anni di governo superficiale del territorio vengano trasformati in una nuova consapevolezza che modifichi l’approccio in termini di programmazione e buon uso delle risorse. La sensibilità, comunque, è cresciuta e sono fiducioso che le nuove generazioni abbiano compreso che la natura è una risorsa preziosa che va preservata e protetta.

Per INGV il tema della prevenzione è sostanziale. Utilizzare ogni minuto di prevedibilità dei fenomeni consentirebbe a volte di risparmiare vite umane. Secondo te, Direttore, ci sono ulteriori soluzioni comunicative che possano aumentare l’efficacia delle molte informazioni che INGV già diffonde? 

A mio avviso bisogna lavorare ancora di più sulla possibilità di raggiungere individualmente ciascun cittadino. Da luglio 2020 sarà attiva, ad esempio, I-Alert una piattaforma tecnologica di allerta che sarà utilizzata dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile per segnalare a ogni cittadino – attraverso un “bip” sul cellulare – l’emergenza che riguarda il territorio in cui si trova. Questo sistema si avvale del collegamento attraverso il rilevamento delle celle telefoniche. 

Per quanto riguarda noi abbiamo verificato quest’estate durante la crisi eruttiva dello Stromboli come funziona la comunicazione diretta in un contesto territorialmente limitato. La nostra esperienza è stata limitata all’attivazione di un apposito canale Telegram attraverso cui sono state fornite informazioni mirate e continue sulle attività di protezione civile attivate sull’Isola. Abbiamo potuto rilevare come questo sistema abbia consentito di fornire massima assistenza, abbia ridotto lo stress e si sia rivelato uno strumento di socializzazione di modelli comportamentali virtuosi. Questa ci sembra essere la via giusta. 

E in tale direzione il Dipartimento si sta muovendo. L’istituzione di un ufficio della “Comunicazione” all’interno del DRPC Sicilia, nell’ambito della complessiva revisione degli uffici regionali è l’elemento nuovo voluto dal Governo regionale che caratterizzerà la nuova fase di relazione esterna del Dipartimento.