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ricercatore articoloCARTA D’IDENTITA’

Nome: Angela Mormone
Anni: più di 30
Qualifica: ricercatrice
Campo di attività: mineralogia
Motto della vita: “never give up”
Colore preferito: rosso

Con passione e determinazione ha scelto di studiare le scienze della terra e già da anni è parte dell’INGV. Le spire della vita, però, l’hanno messa di fronte a strade impreviste e dure. Ma la stessa determinazione che l’aveva portata sulla strada della ricerca scientifica le ha dato l’energia per superare tutti gli ostacoli che le si ponevano innanzi.

Angela, per chi la conosce di persona, rappresenta la positività della vita, la voglia di farcela sempre e di non arrendersi mai. Ed è proprio con lei che desideriamo aprire la prima “porta” di “vita da ricercatore”, affinché la sua solarità si infonda permanentemente nella nostra newsletter.

Cosa o chi ti ha indirizzato verso gli studi di geologia?
Durante gli studi liceali la mia insegnante di chimica riuscì ad appassionarmi alla sua materia. Il suo approccio alle scienze della terra mi coinvolse totalmente e decisi di intraprendere proprio quegli studi nel percorso universitario.
 
E nei sogni di bambina come ti immaginavi?
Da bambina desideravo diventare un veterinario. Avevo un cane che si chiamava Charlie che adoravo. Aiutare gli animali a farli stare bene era come aiutare il mio cagnolino.
 
C’è stato un mito di riferimento a cui ti sei ispirata?
Ho sempre provato profonda ammirazione per la professoressa Maria Rosaria Ghiara, direttrice del Centro Museo delle Scienze Naturali dell’Università di Napoli Federico II.
Durante il dottorato frequentavo il Museo delle Scienze Naturali e la vedevo costantemente districarsi con competenza e precisione nelle sue varie attività: gestiva 4 musei come una vera e propria manager, era una ricercatrice ed era una mamma. Non le ho mai visto “perdere un colpo”. Una persona poliedrica e multitasking.
 
Il momento più emozionante della tua carriera
La fine del dottorato di ricerca. Fin dagli studi universitari lo vedevo come un traguardo lontanissimo di tutto il percorso formativo. Quando è terminato, con la discussione della tesi, mi è sembrato un miraggio.
 
E’ difficile conciliare il lavoro di ricercatore con il tempo per la famiglia?
Un pò si! L’attività del ricercatore non prevede orari prefissati. Se da un lato hai la “libertà” di organizzarti il tuo tempo lavoro è pur vero che ci sono delle attività proprie delle mie ricerche, come le campagne geologiche, che ti portano a star via da casa per molto tempo. E conciliare le esigenze della famiglia non sempre è facile, anche nella condivisione di tutto ciò con il proprio partner.
 
Cosa pensi che saresti diventata se non avessi fatto la ricercatrice?
Credo che sarei diventata un’insegnante di chimica o di biologia. Insegnare ai ragazzi, trasmettere loro la conoscenza è un qualcosa che mi ha sempre affascinato.
 
Qual è secondo te la scoperta scientifica che cambierebbe la storia della vulcanologia?
Sinceramente la vedo difficile una scoperta rivoluzionaria, intesa come “evento singolo”. I cambiamenti sono fatti a piccoli passi e con l’integrazione di più professionalità del mondo della ricerca.
 
Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato?
I Raggi X scoperti dal fisico Roentgen
 
Hai mai pensato di mollare la ricerca?
No, mai. Ci sono stati momenti veramente difficili nella mia carriera ma sono stata fortunata perché ho trovato durante il mio percorso professionale persone che mi hanno spronata e hanno sempre creduto in me.
 
Qual è il tuo X-Factor?
L’allegria, sempre.
 
C’è qualcosa che ti mette ansia?
L’incertezza del domani, soprattutto se riguarda i momenti fondamentali della salute.
 
Ascolti musica?
Si, tantissimo! Mi “drogo” con Ed Sheeran, Robbie Williams, Lady Gaga, Elisa, Jovanotti, i Negramaro e i Modà.
 
Perché il rosso è il tuo colore preferito?
Perché lo associo alla passione, alla lava, all’amore. E’ questo è proprio l’ordine che mi è venuto in mente.
 
Il tuo libro della vita?
Ce ne sono diversi. Ma ora sceglierei senza dubbi “Fiorire d’Inverno” di Nadia Toffa perché racconta un po’ di me, di come la rabbia e la paura di non farcela sono rimpiazzate dalla voglia di imparare ad amarsi e a riprendere in mano la propria vita, le proprie passioni. Un esempio di resilienza!
 
Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti?
Il primo giorno di vita di mio figlio Andrea.
 
Cosa fai quando non fai il ricercatore?
La mamma.
 
Cosa ti fa stare bene?
La quotidianità. Ho trascorso un periodo in cui mi è mancata. Mi mancavano le cose semplici, quelle della routine. Le diamo per scontato e, invece, tanto scontate non sono.
 
La tua maggior fortuna?
La mia famiglia
 
Hai un hobby?
Raccolgo minerali. Deformazione professionale!
 
Qual è la tua missione possibile?
Dare un contributo alla ricerca scientifica, magari scoprendo un nuovo minerale e chiamarlo “Mormonite”.
 
Sport preferito?
Il pilates.
 
Sportiva sul campo o sul divano?
Sportiva sul campo. Mi esercito con il pilates almeno 2 volte a settimana. Mi fa stare bene.
 
Nella tua valigia non può mancare?
Le scarpe, in quantità.
 
Il viaggio che non hai ancora fatto e quello che pensi che non farai mai?
Non sono mai andata in Australia un posto, un continente che desidero visitare.
Mentre so per certo che non andrò mai ai Poli. Non sopporto le basse temperature!
 
Hai un posto del cuore?
La Sicilia dei miei ricordi di bambina
 
La cosa che hai capito da grande
Che i genitori non hanno sempre ragione
 
Una qualità che riconosci nel genere maschile e una nel genere femminile
La flemma degli uomini, a volte quasi incomprensibile per me.
Il problem solving delle donne. L’abilità di far fronte alle richieste più disparate.
 
Cosa conservi della tua infanzia
La spensieratezza della mia famiglia
 
Ultima domanda: La canzone che non smetteresti mai di ascoltare.
“Fragile” di Elisa.